TEORIA E ANALISI DEL FILM AMERICANO CONTEMPORANEO #libro
Thomas Elsaesser e Warren Buckland, Bietti Heterotopia 1, gennaio 2010, 362 pagg b/n, 34 Euro.
Critica tematica, critica d’auteur, analisi della mise en scene, indagare i procedimenti formali, simbolici, narrativi di una pellicola, teoria strutturalista e post, teorie cognitive della narrativa e della narrazione…
Paura, eh?
Non abbiatene, proprio no, questo meraviglioso saggio, voluto fortemente da due a modo loro “outsiders” dell’entertainment come Thomas Elsaesser professore presso l’Università di Amsterdam e Warren Buckland docente ad Oxford è scritto davvero per voi, nel vero senso della parola.
Non ci credete?
Come potrebbe cognitivamente suggerire L’attimo Fuggente di Weir, le università sono morte, non c’è più voglia di sperimentare e “vivere la scoperta”…. Potreste dire voi.
Niente di più sbagliato, in questo caso.
Siamo davanti ad un volume, e a delle persone e degli studi più unici che rari.
Obiettivo primario: fare avvicinare e capire finalmente il ‘film studies’ (non tradotto, volutamente, godetevi la citazione dell’aneddoto di Chuck Kleinhans del paradiso tropicale abitato da una comunità che non ha mai trattato le scienze biologiche e dove vivono migliaia di specie di uccelli…) agli studenti (e agli interessati) che di solito si devono sorbire passivamente teorie e sostrati di nozioni partorite nei decenni da persone ben più attive che il cinema magari lo hanno vissuto sulla propria pelle e sicuramente più “culturalmente prepotenti” degli stessi ragazzi che devono semplicemente studiare sopra teorie partorite da altri per prendere un agognato e di dubbio valore sociale pezzo di carta.
Capire, inteso come essere testimoni del procedimento nell’antro dell’alchimista, direttamente, senza mediazioni, e con le basi teoriche spiegate, enumerate, catalogate e, a volte, sbeffeggiate finalmente.
Con cognizione di causa.
Mettere tutte le teorie a confronto, evidenziandone a volte i limiti innati (ma neanche troppo volutamente), e metterle dannatamente “alla prova” su film della “recente” produzione americana degli ultimi trenta anni.
Die Hard Trappola di cristallo di McTiernan, Chinatown di Polanski, Ritorno al Futuro di Zemeckins, Il quinto elemento di Besson, Il paziente inglese di Mingella, Strade perdute di Lynch, Jurassic Park di Spielberg e Il silenzio degli innocenti di Demme.
Otto film diversi per natura narrativa, produttiva, temporale e di pubblico che riescono magicamente a trovare una loro verità, indipendente dalla grande forza creatrice dell’equipe e della casa produttrice che pur vi ha lavorato, pellicole che riescono a togliersi la maschera e porsi per quello che in realtà sono: un riflesso mediatico artistico e industriale di un’intera società. Insomma ALTRO.
La teoria, l’opinione, la tesi appassionatamente e fulgidamente sostenuta dai due autori è che esista un indissolubile legame stabilito tra la teoria, il metodo e l’analisi, vale a dire che la teoria gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del metodo e nel processo d’analisi di un film.
Entomologici cinematografici più che professori, sembra volerci dire la graffiante e ironica introduzione.
In un mondo, anche cinematografico, che sembra non avere (più) il suo “centro”, queste due belle anime chiamano a raccolta tutte le teorie cinematografiche enucleate negli anni, anzi, evocano l’humus di tutte queste, cioè la sana, innata, selvaggia voglia/istinto al voler scoprire, capire di più, sempre più in là… e lo usano per urlare il loro monito al mondo accademico di non fermarsi.
E in là ci portano davvero i due autori, animali cinematografici troppo liberi per vivere qui (nelle università?), una amena dissertazione così lucida su Die Hard e sui suoi modi della regia così legati indissolubilmente ad una fotografia antropologica e civile della società occidentale tra multinazionali ormai potentissime e pater familias/operai in difficoltà con mogli/manager…
Un libro assolutamente da leggere, da avere, in questo caso non importa il prezzo (seppur alto, ma lo si può capire in questo caso) libri così sono più unici che rari, i concetti che vogliono far passare gli autori davvero li valgono tutti.
Chissà se le nostre università-feudo italiane sono pronte ad un vero confronto.
Al di là delle università, nelle vostre vacanze, invece delle varie Settimane Enigmistiche, mettete alla prova le vostre doti cognitive (e la vostra fantasia e memoria) e portatevi il libro in spiaggia, in
montagna o al parco.
Il vostro cervello/visivo cognitivo ringrazierà.
Davide Tarò.