QUALUNQUEMENTE

Il “Rinascimiento” del cinema italiano2
Italia 2010, Regia: Giulio Manfredonia, Cast: Antonio Albanese, Sergio Rubini, Salvatore Cantalupo,
www.partitudupilu.it Tra poco sarà disponi bile in dvd.
Intendiamoci subito, sarò molto franco e (all’occorrenza) semplicista e semplicistico: Il popolo cinefilo generalista che guarda la commedia italiana in grossa parte si può dividere in due tronconi: quello che ha apprezzato Checco Zalone nella sua ‘Bella Giornata’ e quello che ha apprezzato ‘Qualunquamente’.
E poi quello che non ha apprezzato nessuno dei due, ebbene esiste, ma non è il soggetto di questo articolo.
Personalmente posso solo scrivere che i due film sono “essenzialmente” diversi.
Non per modo di dire, ma proprio nell’Essenza.
Due film che mettono in piazza due modi profondamente ed insanabilmente diversi di percepire e rappresentare la nostra realtà.
Ho citato il titolo Qualunquamente e non “il film interpretato da Albanese” perché il film di Giulio Manfredonia , a differenza di “quello di Checco Zalone” è un film con una sua propria forza cinematografica interna.
Dirompente forza antropologica direi, che nasce da un contesto televisivo, ma che si è reincarnato decisivamente e compiutamente in materia cinematografica tout court.
Non sento di essere d’accordo con chi consuma inchiostro scrivendo di quanto Albanese sia “già visto al cinema come in tele” e “senza nessuna novità” e di quanto magari “si sia saputo rinnovare Zalone, magari battendo pure Benigni”.
Sono discorsi fuorvianti che non vanno al nocciolo della questione, piuttosto direi che Qualunquamente è un film “esportabile” perché profondamente, dolentemente, estremamente italiano.
Non di quell’”italianità” leggera che assomiglia più ad una acritica e superficiale grattatina al piccolo bambino che è in noi (quella che non dà fastidio per intenderci allo status quo ed al potere…), quanto ad una italianità che lacera le carni, dal dolore, e dalle risate fatte di malavoglia ma irresistibili proprio perché arrivano dal profondo, sicuramente ataviche.
Il Cinema.
Ed è una Calabria dannatamente( e dannata) cinematografica quella di Albanese e Manfredonia, una Calabria che è il nostro profondo west cinematografico, terra di confine tra la civiltà e quello che noi consideriamo “frontiera” , valga per tutte l’intera sequenza dell’avvicinamento alle spalle dell’avversario politico di Cetto, avvicinamento fatto con un respiro profondamente cinematografico, che di televisivo (fortunatamente) ha poco, mentre intanto l’auto dell’aspirante sindaco onesto è detonata in secondo piano.
Manfredonia, solido coadiuvante artistico del mimetico Albanese da tredici anni, è stato infatti suo aiuto regista già da Uomo d’acqua dolce, riesce a dare un’anima cinefila e cinematografica alla materia della pellicola, riuscendo ad infondere un alone di ieraticità e miticità ad alcune scene cardine, facendo assurgere il personaggio di Cetto Laqualunque a quinta essenza cinematografica italiana piuttosto che protagonista di v ari e amatissimi sketch televisivi.
Temo che il pubblico “generalista” cinematografico italiano si possa davvero dividere tra chi ha aprezzato ‘Che bella giornata’ e chi ‘Qualunquemente’ e non è per forza una bella cosa.
E voi da che parte state?

Onda Calabra degli Avion Travel, la colonna sonora originale della pellicola è pura poesia, in quattro o cinque versi tutto un certo tipo di nostro paese (ora vincente su tutta la linea) viene qui perfettamente evocato.

Davide Tarò.

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