Non Pensavo che la vita fosse così lunga, Gloria e tragedia di Tiberio Mitri

Aureliano Amadei, Alessandro Falcone, Gian Piero Palombini
Iacobelli Frammenti di Memoria, Euro 12, 114 pgg b/n

La Iacobelli continua nel suo nobile intento storico divulgativo di recuperare storie umane di cinema che si discostano da quelle più note, storie di persone scomode volutamente defilate, che non volevano più di tanto divenire “famose”, o meglio, conosciute.
Il pugile Tiberio Mitri è uno di questi, l’agile eppur profondo ed “ingombrante” volumetto prende le mosse dalla storia raccontata nel documentario di Gian Piero Palombini (uno degli autori del libro, non a caso), trovando una scansione a mò di capitoli/round stringente che ci trasporta e carica come un pugno in faccia fino alla fine della carriera (e vita in miseria, tragedia e malattia) di Mitri.
Come non rimanere presi dal racconto della cena con il regista e l’attore Robert De Niro nel 1981 del dopo proiezione in anteprima nazionale italiana di quel ‘Toro Scatenato’ di Scorsese, che rendeva protagonista “vincente” quel Jake La Motta ‘il toro del bronx’che Tiberio pure combatté nella realtà, senza mai cadere per quindici riprese, senza mai accasciarsi sul ring, ma senza neanche essere minimamente citato nella pellicola.
“Nascere a Trieste negli anni venti, è una di quelle combinazioni che ti legano ad una esistenza difficile. Esasperata nel suo caso” scrive acutamente Nino Benvenuti nella partecipata e partecipante prefazione.
La vita, altra pellicola che pur và avanti indifferente e parallela a quella cinematografica, scorre forte e fiera in questo prezioso volume, che diventa diario, specchio e piccola enciclopedia di un’epoca, pure.
“Tranches de Gateaux” avrebbe detto Hitchcock saggiamente, con il suo modo di fare tutto inglese.
Un pugno potente, anelante, disperato e preciso avrebbe dato, invece che dirlo, Tiberio.
Come ebbe a dire ospitato in televisione l’amico Vittorio Gassman: “Tiberio è un uomo”.
Sicuramente Tiberio è stato più Cinema di quanto abbia mai pensato e voluto.

Davide Tarò.

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