Blue Valentine [ anteprima ]
L’infinita letizia della mente candida! Vedendo l’ultimo film di Derek Cianfrance in più occasioni la memoria torna naturalmente a quel capolavoro d’inventiva e scrittura che fu Eternal Sushine of the Spotless Mind, pellicola diretta nel 2004 da Michel Gondry. A partire in primo luogo da alcune tesi che questi due film condividono: destrutturare il concetto stesso di coppia per raccontare l’infallibilità dell’amore, stigmatizzare il logorante e inevitabile raffreddamento delle passioni e raccontare ogni possibile declinazione di una relazione sentimentale. Entrambi i film lavorano su queste ipotesi attraverso una disaggregazione cronologica degli avvenimenti, un assemblaggio parallelo dei momenti più significativi di una storia d’amore pretendendo di dimostrarne per antitesi l’imprescindibile dissolvimento, una (apparentemente) scettica dissertazione sull’avventura amorosa. Then and now. Tuttavia, laddove la dolorosa favola di Gondry ad un certo punto spingeva la sua folgorante analisi dei rapporti umani verso un catartico black out fantascientifico, Blue Valentine opta invece volutamente per un registro più passeggero ancorandosi alla brutale inconsistenza temporale di ogni scelta emotiva.
Ryan Gosling e Michelle Williams sono una delle coppie cinematografiche più simbiotiche e meglio dirette degli ultimi anni, una magnetica sintonia che risplende grazie alle vigorose prove artistiche di questi due attori. Dean Pereira è il tipo di cui tutte le ragazze si innamorano, sempre: fascino instabile, non bellissimo ma fatalmente sexy, dolce e al contempo ostico nella sua immatura imprevedibilità, uno che sa decisamente come provarci. Qualità da cui Cindy Heller si lascia facilmente infatuare. Una bambina in grembo avuta dal suo ex e una famiglia sull’orlo di una crisi da cui salva solo il confidenziale rapporto con la nonna ottuagenaria: la Williams diventa ad ogni film sempre più viscerale, ne consegue un fotografia dettagliatamente sfaccettata e complessa sull’universo femminile all’interno di un legame amoroso, fatto di silenzi, egoismi, bisogni inespressi e abnegazione. Blue Valentine è infatti un’antologia di primi piani sui suoi intensi protagonisti, con esplicite incursioni private nell’intimo dialogo dei loro corpi. Cianfrance alterna idilliaci flashback sul fulgore del corteggiamento – con una carrellata di romantici ma mai zuccherosi aneddoti – agli ultimi uggiosi giorni del suo declino: la dicotomia tuttavia non è forzata, parrebbe piuttosto che il regista sia interessato a focalizzarsi proprio sulla drammatica quanto naturale corrosione del rapporto di coppia, senza mai propendere completamente per una o l’altra parte in gioco. Impossibile pertanto scegliere tra Dean, infantilmente avvinghiato all’idea che ha della sua compagna e del loro amore, e Cindy responsabile solo di volersi liberare da un sentimento che sa di non provare più. Tra di loro una figlia che inevitabilmente si pone al centro del disastro, soggetto dominante fin dalla scena iniziale e che chiude poi il film: sua la voce fuori campo che introduce i titoli di testa, sua la primissima inquadratura con stacco da schermo nero, sola in mezzo ad un prato in fiore ed allarmata per la perdita del suo cane.
Lo score del film è stato affidato alle note dei Grizzly Bear, con alcune incursioni da parte di Gosling stesso che nella deliziosa scena ripresa dal trailer si esibisce in una sensuale serenata con ukulele in mezzo al marciapiede.
Come già Gondry nel suo “eterno splendore”, Blue Valentine ci lascia nel dubbio: che ogni grande amore sia fatalmente predestinato a riassorbirsi e decadere, o che in fondo nonostante tutto ne valga sempre e comunque la pena, che ogni delusione o rimpianto siano il prezzo più che sopportabile per i fuochi d’artificio che abbiamo vissuto?
Massimo Pornale