MONDI POSSIBILI Un viaggio nella storia del cinema d’animazione
Anna Antonini, Chiara Tognolotti, Il Principe Costante, 426 pgg B/n, Euro 22.
Mondi Possibili è uno di quei rari volumi che spezzano una tradizione accademica ormai consolidatasi negli anni di svogliati studi sull’animazione mondiale (e Giapponese).
Anna Antonini (L’incanto del mondo: Il cinema di Hayao Miyazaki, Walt Disney e il cinema) insegna didattica dell’immagine e della comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Trieste, mentre Chiara Tognolotti (L’idea della Fotogenia nel cinema europeo degli anni Venti) insegna Storia del cinema alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze.
Tutto questo dovrebbe già dirci che ‘Il Principe Costante’ probabilmente non si è dovuta preoccupare troppo della vendita al pubblico del saggio, visto che di solito chi ha cattedra in ateneo tende a inserire come libri di corso, giustamente, anche ciò che ha scritto, garantendo alle spaventate case editrici un venduto sufficiente già in partenza.
Quindi la mia recensione, in questo senso, potrebbe essere del tutto inutile.
Inoltre la pubblicazione “risale” a dicembre del 2008.
Eppure quattro righe metaforiche volevo scriverle e spenderle per questo saggio che si discosta considerevolmente dai maestri quali Giannalberto Bendazzi e, soprattutto, dal torinese Gianni Rondolino con la sua ormai monumentale e mitica Storia Del cinema D’animazione, rivisitato e rinnovato anche grazie all’aiuto di Chiara Magri nella edizione riveduta e corretta del 2003.
Si discosta innanzitutto, inutile girarci attorno, sul modo di considerare l’animazione in Asia intera, tra cui il Giappone, di cui mi occupo personalmente ormai da anni.
Kuri, Ofuji Noburo, Kitayama Seitaro e pochi altri erano sinonimo di “animazione giapponese” se non peggio “animazione orientale”, questo il messaggio che veniva fatto passare agli studenti di cinema negli atenei, ed era proprio quello che intendevo tra le righe quando scrivevo “sarebbe un vero peccato seppellire il tutto nella disinformazione e nella ignoranza più totali”1
Beh, così fortunatamente non è in questo corposo ed essenziale volume.
La parte dedicata alle Americhe, Asia e Oceania è stata strutturata da Anna Antonini, mentre i capitoli su Europa ed Africa sono stati curati dalla Tognolotti, mentre il planning generale è stato curato da entrambe.
Finalmente in un testo universitario si citano Kim Moon-saeng regista coreano del bellissimo Wonderful Days del 2003, Tsui Hark co produttore di una interessante serie su Storia di Fantasmi cinesi, oppure per il Giappone il geniale Koji Yamamura, Oshii Mamoru, Satoshi Kon, Hideaki Anno e la serie “rottura” Evangelion (con una citazione al collega Stefano Gariglio), e non è poco, davvero.
Tutta la storia è accuratamente seguita nei suoi paragrafi di appartenenza, da interviste inedite o parzialmente edite da riviste specializzate e compiante come E-Motion.
Conclude il volume il preziosissimo indice dei nomi e l’indice delle opere.
E’ probabile che la bibliografia critica sia ferma a qualche anno prima della pubblicazione (2008) del volume, vista la mole e il probabile tempo di preparazione destinato al libro.
L’Università torna a parlare (e scrivere) di animazione, uscendo finalmente dalla sua tana.
Davide Tarò.
1 Davide Tarò , ‘Conclusione’ in ANIME Storia dell’animazione giapponese 1984-2007, a cura di Andrea Fontana e Davide Tarò, pag 207, edizioni Il Foglio, 2007 Piombino.