Inception
Inception, Usa/Gb 2010, Durata: 148 Minuti, Regia e sceneggiatura: Cristopher Nolan, con Leonardo Di Caprio, Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Ken Watanabe, Cillian Murphy, Tom Berenger, Pete Postlethwaite, Michael Caine, Lukas Haas, Musiche:Hans Zimmer, Distribuzione Italiana: Warner Bros Italia. Cos’è Inception per il Cinema?
Ad una prima visione filtrata dal dormiveglia cinematografico, potrebbe anche apparire una costola (meravigliosa) della pellicola Paprika e la serie tv Paranoia Agent del compianto Satoshi Kon, ma non è questo il punto.
Nolan riesce a dare finalmente un senso diegetico definitivo allo straripante montaggio audio/visivo cinematografico dell’ultimo ventennio come non mai in questa sua ultima pellicola, nessuno aveva ancora fatto questo semplice passaggio, e solo nell’animazione soprattutto giapponese era già avvenuto in modi e tempi “oltre” (Oshii Mamoru, Satoshi Kon Docet).
In Inception vi sono quattro (più il “Limbo”) livelli di sogno, più si sprofonda, più il tempo è dilatato, più ci si dimentica di sé stessi e del “proprio” mondo.
Quattro livelli ben definiti, ben visibili, ben strutturati scenograficamente e trattati come appunto “stages virtuali di una ricerca”, a ogni cambio di scena corrisponde un cambio di inquadratura e un preciso altro livello di sogno, tutti indistricabilmente collegati dai corpi leggeri/assenti (ma sempre immanenti) dei viaggiatori.
Anche le musiche “a piani”, a “livelli tonali” crescenti di Hans Zimmer (che ricordano un po’ da vicino quelle del Cavaliere Oscuro) concorrono a questo scopo.
“Mi ricordi me da vecchio nel passato” disse un anziano a sé stesso in giovane età mentre si incontrano su una panchina al di là del tempo e dello spazio a Buenos Aires, come se li immaginava un grandissimo studioso argentino che bisognerebbe ricordare.
Mi ricordo di un ricordo.
L’inizo con Cobb (Leonardo DiCaprio) sperduto e invecchiato in una spiaggia dispersa nei meandri dei sogni in un livello indefinito ben al di sotto del limbo, mentre è alla ricerca di un suo compagno disperso (Ken Watanabe) ormai inesorabilmente invecchiato che lo ricorda fugacemente come in un labile sogno fatto anni prima, sorretto da una fede infinita, rimanda proprio a quelle teorie.
“E’ che da sempre sogno molto e soprattutto ho la capacità non solo di ricordare i sogni ma anche, in quei brevi momenti di dormiveglia che precedono il risveglio, di manipolarli. In quei momenti non ho limiti alla mia fantasia. Da uno di quei sogni è nato Inception”1
Dice Christopher Nolan, e non parla a caso, quello di cui parla è il meccanismo onirico del cinema
Non prendiamoci in giro, non facciamo i soliti “difficilotti/sempliciotti”, questo film è un capolavoro proprio in quanto riesce ad afferrare la magia e l’ essenza del Cinema.
Quello con la C maiuscola.
“Chi siete?” chiedono i critici più intransigenti ai personaggi di Nolan.
Piuttosto bisognerebbe rispondere a costoro: “Dove siete?”.
Nei film di Nolan il trattamento del personaggio subisce un approfondimento in funzione del meccanismo prestidigitativo della trama, ma NON confondiamo le acque: i personaggi di Nolan sono tuttti profondamente umani e dolenti, sono l’incarnazione di quello che il regista profondamente sente, con la mente, con il prestigio e con il cuore, tutto il resto non conta né deve contare.
“Clone o gemello, immagine digitale o buon vecchio trucco scenico, il principio di Nolan è quello di non scegliere, ma di opporre e di combinare in montaggio alternato”2
Fa notare un acuto critico, cioè si potrebbe anche dire l’alternanza della metafora fisica con quella della metafora mentale, sempre presente nei film di Nolan, SEMPRE.
Resterà nella storia del cinema il corpo dinoccolato di Joseph Gordon Lewitt che viene strattonato, combattuto, sbattuto e che galleggia in un lungo corridoio di un albergo che si capovolge e continua a squassarsi, creando arcane e piranesiane geometrie.
Il corpo di Joseph è, a ben vedere, il simbolo di questo film, sia nella scena da antologia sopracitata sia in un’altra dove rimane unico guardiano di quel livello onirico sui corpi dormienti dei suoi compagni che si sono immersi in un altro livello di sogno più profondo.
Un uomo dormiente in piedi in mezzo a sognatori accasciati al suolo in una camera di albergo di un sogno di un altro.
E’ una foto di scena tra le più belle, evocative e rappresentative del film in effetti, ed è stata utilizzata dai giornali di tutto il mondo, non a caso.
Osservate il vostro totem, osservatelo bene, non si sta fermando nella sua vorticosa parabola come dovrebbe, non è il vostro, forse non è questa “la realtà”, lo sentite vero?
Ma è davvero così essenziale saperlo?
Un comics è stato scritto per l’occasione da Jordan Goldberg e disegnato da Long Vo, Joe Ng e Crystal Reid, il titolo è Inception: The cobol Job, ed è il prequel del film, ma non è scritto né disegnato particolarmente bene, però è una curiosità:
http://movies.yahoo.com/feature/inception-comic.html
1Francesca Scorcucchi, “Che cosa stanno complottando questi due? Leonardo Di Caprio, Christopher Nolan”, in Best Movie n°9 (Anno IX), Settembre 2010, Editoriale Duesse Spa, Milano.
2 Cyril Béghin, Inception: La stratégie de la toupie, in Cahiers Du Cinema, pag 69, Septembre 2010, Cahiers Du Cinema, Paris.
Davide Tarò