ASHES OF TIME REDUX
Dung che sui duk Hong Kong/Cina/Taiwan 1994-2008, Regia e Sceneggiatura: Wong Kar Wai dal romanzo di Louis Cha, Fotografia: Cristhoper Doyle, Cast: Leslie Cheung, Brigitte Lin, Tony Leung Kar –Fai, Carina Lau, Meggie Cheung, 93 minuti, dvd italiano distribuito da BIM.
C’era una volta un film hongkonghese (quasi) non distribuito in occidente, ma che aveva vinto il premio Osella alla Mostra del Cinema di Venezia del 1994 grazie all’interessamento di Marco Muller.
Questo film hongkonghese era il Wuxiapan definitivo, dopo di quello non potevano essercene altri, pur distaccandosi fortemente dai canoni del genere e pur essendo un film altro.
Ma soprattutto era un film di Wong Kar Wai.
Aveva come martial coreographer il simpatico, esperto e pacioso Sammo Hung (per diversi anni in sodalizio filmico con Jackie Chan), aveva le musiche potenti, prepotenti ed evocative di Frankie Chan e Roel A. Garcia che rendevano questa pellicola selvaggiamente “Cult” e semiologicamente autosufficiente, un frammento impazzito ed immortale di cinefilia indimenticabile.
Poi, appunto, diversi anni di oblio, infatti proprio per dei complessi problemi di diritti nazionali ed internazionali, in Occidente si poteva vedere questo fantomatico e leggendario film solo di importazione su dvd asiatici (neanche scaricarlo dalla rete si poteva, troppe poche persone sapevano della sua esistenza), dove esperti come il critico Stefano Gariglio ne sono diventati fedelissimi estimatori, in una sorta di clandestinità ammantata di quella ‘cinephilie d’antan’ che si credeva ormai perduta con l’arrivo della estrema facilità della riproducibilità nell’audio video.
Un film che ti sedimenta dentro, negli anni, come le ceneri del tempo sopra il nitrato d’argento di una pellicola.
Nel 2008, Wong Kar Wai decide di rimontare l’opera, di togliere delle scene (un lavoro di sottrazione si dirà poi) e di riplasmare le gradazioni di colori (soprattutto del deserto), oltre che di destabilizzare gli equilibri semantici già sedimentati che la musica dell’originale del 1994 aveva fortuitamente, miracolosamente e così faticosamente raggiunto, aggiungendo pezzi del compositore Wu Tong con il violoncello solista di Yo Yo Ma e togliendone molti altri.
Così, alcuni pezzi di poesia tattile/visiva come l’accarezzata di una mano di donna su una criniera di cavallo o l’inquadratura in cui il tallone di lei si vede muoversi riflesso in un lago, in un poetico, potente e ritmico fluire di immagini e musica senza precedenti, purtroppo si perde, come le ceneri nel vento.
Ma magari è voluto e profondamente sentito tutto questo, parlando di Wong non ci sarebbe da stupirsi.
Silvio Alovisio, che ha presentato il film martedì 8 giugno 2010 al Cinema Massimo di Torino, dirà molto acutamente che in Ashes Of Time tutte le sue inquadrature sembrano ricordare malinconicamente altre inquadrature (mai) viste nei suoi film precedenti, e nel Cinema aggiungerei.
Stefano Gariglio, al termine della pellicola Redux, ha proiettato gli spezzoni che Wong ha deciso di togliere in questa versione, nella loro originaria sequenza, cercando di recuperare, proprio come le ceneri del tempo, una diafana, irripetibile e perciò preziosissima e malinconica visione “originaria” del film.
Un capolavoro, da qualsiasi parte lo si guardi.
Lasciatevi trasportare sin dalle prime inquadrature di un mare in burrasca: sono i sentimenti, sono i malinconici ricordi dell’uomo cinematografico.
Il dvd italiano contiene il prezioso documentario Born from the ashes: The making of Ashes Of TIme Redux di 15 minuti circa, dove si trova (andando a cercare) anche la spiegazione della “perdita” della pellicola originaria proveniente dalla viva voce di Wong ospite a Cannes nel 2008.
Ceneri al cinema, cinema alle ceneri.
Davide Tarò