AGORA
Titolo: Agorà (Id.) Regia: Alejandro Amenábar Sceneggiatura: Alejandro Amenábar, Mateo Gil Fotografia: Xavi Giménez Interpreti: Rachel Weisz, Max Minghella, …Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Richard Durden, Sami Samir, Manuel Cauchi, Homayoun Ershadi, Oshri Cohen, Harry Borg, Charles Thake, Yousef “Joe” Sweid Produzione: Spagna, 2009 Durata: 2h. 06′
“L’idea di girare Agora aggiunge il regista premio Oscar per Mare Dentro mi è venuta semplicemente guardando il cielo e le stelle: perché non fare un film sull’astronomia?” 1
Che il cielo, il “vanilla sky” chiamato così nel remake americano del suo Apri Gli Occhi, Amenabar lo osservi bene e di esso sia rimasto irrimediabilmente affascinato da anni, non vi è (più) ombra di dubbio.
Ma questa pellicola va davvero oltre i pur seminali capolavori Apri Gli Occhi, Tesis e The Others e Mare Dentro qui un cielo mai così cinematografico visto dall’immutabile spazio profondo (quanto è piccola la stupida umanità in confronto) è soltanto lontanamente paragonabile ai cieli fantasmatici testimoni dei suoi meta- film precedenti.
IV Secolo Dopo Cristo, Alessandria D’Egitto, tutto sta per cambiare, dalle divinità pagane alla cristianità sempre più prepotente e dilagante protetta dall’impero centrale.
In questo tempo, Ipazia D’Alessandria, una Rachel Weisz meravigliosa,” faro” di Amenabar il quale ha scritto insieme a Mateo Gil la sceneggiatura pensando proprio a lei, filosofa scomoda dimenticata credente né negli dei né nel Dio cristiano ma nella filosofia e negli studi che cerca disperatamente di proteggere i saperi antichi racchiusi nella Biblioteca D’Alessandria che verrà bruciata dall’ondata fondamentalista cristiana e di scoprire i moti astrali della terra e se davvero essa è al centro dell’universo.
Il film compie un percorso ellittico, proprio come la verità sulla rotazione terrestre così lungamente cercata da Ipazia, le forme, i movimenti di camera, l’impressione generale è di una titanica ellissi vista dallo spazio profondo.
Le inquadrature insistono su delle formiche che si agitano nel terreno, altre inquadrature riprendono masse di uomini che si combattono ad altezze per cui gli umani sembrano piccoli puntini semoventi, delle formiche appunto.
Il punto di vista di questa bellissima pellicola è altro e più alto del senso comune dominante oggi giorno, è la ricerca del sapere e della verità senza premi e pregiudizi alcuni, ma per il puro gusto di scoprirlo, a favore di tutta la razza umana.
“Filosofia: proprio di questa abbiamo bisogno in questi tempi” si diceva ironicamente nella pellicola.
Seguiamo insieme, ancora una volta e per sempre, il lungo cammino della razza umana, ellittico anch’esso, il ripudio della ragione e l’abbraccio della violenza, del fondamentalismo, della cattiveria, delle sobillazioni e della barbarie, seguiamo ancora una volta la morte di questa icona femminile e della sapienza dimenticata (nella “realtà” venne lapidata dai cristiani) così raramente utilizzata anche dall’entertainment oltre che dalla storia scolastica.
Cinema del capolavoro, cinema che riesce ad andare ben oltre al percorso stabilito da una produzione faraonica ( i fondi sono tantissimi per essere un film spagnolo, la produzione è fermamente in mani iberiche vedere cast, troupe ecc… ecc..) Amenabar ha ricreato la visione della terra dallo spazio siderale, e al visionante questo procura lacrime ed una strana e non ben definita sensazione di malinconica pace: l’universo è immenso.
Amenabar è andato a girare la sua Alessandria D’Egitto a Malta, proprio dove Ridley Scott edificò il suo Colosseo per Il Gladiatore, ed ha fatto bene, il cinema è fatto di sogni interscambiabili.
(A volte) Alcuni sogni lucidi fanno male.
Il 23 aprile, giorno di uscita nazionale, a Torino ci sarà ancora l’Ostensione della Sindone, è una sorta di ironia del destino che esca nelle sale del centro città questo film così boicottato infine comprato per il “minato campo italiano” dalla Mikado.
ANDATELO A VEDERE.
Davide Tarò.
1 Anna Mari a Pasetti, Agora in Best Movie, pag 91, Aprile 2010, Editoriale Duesse, Milano.