EUREKA 7

Kokyoshi Hen Eureka Seven, Serie Tv 50 episodi, soggetto e animazioni: Studio Bones, Regia: Tomoki Kyoda, Character Design: Ken’ichi Yoshida, Mecha Design: Shoji Kawamori, Musiche: Naoki Sato. Trasmesso da RAI4, edito in dvd da DYNIT. “Un’altra serie tv che merita almeno una citazione è … la bella Eureka 7 di 50 episodi, strappo alla regola per la nuova animazione seriale, ma non passo unico; infatti già un anno prima c’era stato l’imprescindibile Monster che di episodi ne contava ben 75” 1
Scrivevo qualche anno fa, ora si dovrebbe almeno aggiungere alla lista, sempre non a caso prodotto dallo studio Bones, Full Metal Alchemist Brotherood remake della serie precedente ma più simile alla storia del manga, da cui è tratto, che di episodi ne conta ben 75 e attualmente trasmesso ogni martedì sera al ritmo di due episodi a botta su MTVItalia.
Cosa succede produttivamente agli anime? Mi chiedevo insieme ad Andrea Fontana nel 2007, dopo l’ondata di NAS (Nuova Animazione Seriale) della fine degli anni ’90 cioè serie curatissime (e cult) con un numero di episodi che veleggia dai 26 ai 13 episodi (forse per stare dietro agli standard produttivi dei serial americani divisi in stagioni di 22/24 episodi per blocco ogni anno) arrivano queste nuove serie (che per la verità numericamente non sono la maggioranza ma che lo stanno di nuovo diventando nell’annata giapponese 2009/2010) di 75/50 episodi al massimo, una “via mediana” dicevamo nel libro Anime, una via intermezza tra la Nas e l’animazione fluviale composta da più di centinaia di episodi degli anni ’70 dell’ ‘anime boom’.
Un tavolo delle trattative produttivo insomma.

Per il Giappone le cose sono un poco più fluide, ma Intendiamoci, i dati di ascolto occidentali, e soprattutto italiani, premiano di più le serie di 50/70 episodi piuttosto che quelle da 26/13 per un motivo molto semplice: le reti possono trasmetterle tutti i giorni senza preoccuparsi di finirle subito, fidelizzando oltre ogni modo gli spettatori senza troppi problemi, un microscopico episodio ogni settimana lo smemorato pubblico generalista della televisione non lo sopporta proprio ( e la stessa cosa vale per i serial americani ed europei).

RAI4 dal canto suo sta facendo miracoli, prendendo anche il capolavoro Code Geass Lelouch of The rebellion e trasmettendolo come un serial americano, valorizzando al massimo la scelta giapponese di farne una seconda serie diretta prosecuzione della prima (cosa molto rara nel sistema produttivo nipponico) e presentandola agli spettatori italiani, molto acutamente, come seconda stagione.
RAI4 dovrebbe provare a trasmettere anime tutti i giorni, ad una determinata fascia oraria,magari mantenendo quell’aurea Cult che si è creata, con serie quali MONSTER di 75 episodi, geniale poliziesco dai toni metafisici che per ora nessun distributore locale si è degnato neanche di guardare di striscio, forse il distaccamento italiano della franco/giapponese Kaze potrà dare sorprese nel medio periodo… chissà.

Eureka 7 lo si deve essenzialmente al prolifico studio Bones (Full Metal Alchemist, Soul Eater, Darker Than Black, Sword of the stranger, Wolf’s Rain), il regista Tomoki Kyoda arriva dritto dritto dal sottovalutatissimo ed interessante RahXephon editato in Italia per un brevissimo periodo dalla defunta bolognese Shin Vision e in questa serie si prende molte soddisfazioni, le animazioni sono di una superba qualità che non ci si aspetterebbe da una serie di una cinquantina di episodi, il character design è semplicemente divino dando un irriproducibile alito di vita e di profondità ai bellissimi personaggi, lo si deve a Ken’ichi Yoshida che arriva da Overman King Gainer.

Renton è un adolescente di 14 anni figlio di un eroe di guerra: Adirock Thorston che è morto per salvare il mondo.
Renton, ha una sorella che lo accudì in tenera età ma che è andata a cercare la verità sulla morte del loro padre, il ragazzo è rimasto solo con il nonno Nee-san un famoso meccanico, che vuole far diventare il ragazzino il più bravo riparatore di Light Finding Operation (LFO), macchinari atti alla ricerca di luce.

Il ragazzo non vuole altro che volare libero e fare surf sulle mitiche onde di Trappar, ma un giorno una ragazza di nome Eureka finisce con il proprio LFO (un prototipo degli odierni LFO, chiamato modello “O”) dentro la sua camera, sfracellandogliela.
Eureka cerca il Compact drive Ultime, il modulo di cui i mecha hanno necessità per essere guidati, ma LFO della ragazza ha bisogno di un modulo più sviluppato, L’Amita Drive che risveglierà le reali capacità del mecha.

Renton seguirà Eureka e si unirà al gruppo GekkoState di cui la ragazza fa parte, il capo altri non è che il leggendario Holland, refboarder (surfista) dei cieli, vero mito del ragazzo.
Toccherà proprio al giovane orfano di scoprire il reale scopo dell’affascinante gruppo GekkoState.
Al Mecha design troviamo Shoji Kawamori, o come scriveva anni fa Mario A. Rumor: Un’anima perduta in volo.
E mai parole furono più azzeccate, un genio che si è dedicato anima e corpo agli anime ma che voleva diventare ingegnere spaziale, frequentando l’università di Keiko con specializzazione nella meccanica.

“Se ci fosse stata la NASA in Giappone, ci sarei andato”2 dichiara il character designer, nel 1982 “inventore” dei geniali caccia trasformabili Valkyre di Macross rinnovando definitivamente il modo di fare merchandising di mecha in Giappone e nel mondo.

Pochi anni prima, lavorando per lo studio Nue, riceve una commessa dalla Takara produttrice di giocattoli, per creare qualche personaggio per l’allora nuovissima linea Transformers, macchine che dovevano trasformarsi in robot umanoidi, il giovane ragazzo mette in piedi il camion rosso trasformabile ‘Optimus Prime’, o Commander per noi Italiani, ed è subito leggenda.
Partecipa alla creazione, sin dal 1991, di una nuova e rivoluzionaria serie che mischia per la prima volta fantasy e combattimenti di mecha, l’anime è quel capolavoro di I Cieli di Escaflowne (1996) vista sugli schermi televisivi italiani su MTVItalia e in dvd grazie a Dynit.
Per Eureka si inventa una macchina umanoide che fa leggiadramente surf sui cieli, l’autore dona leggerezza ed aggraziata poesia all’LFO, infondendo una vita meccanica rarissima e preziosa da raggiungere, fondendo formalmente il rivoluzionario mecha (con la tavola meccanica da surf incorporata) con il giovane protagonista Renton al quale si potrebbe benissimo chiedere come al protagonista di Last Exile: “E tu cosa vorresti fare in questi cieli?”3
Poesia animata in cielo.

Davide Tarò

1 Andrea Fontana, Davide Tarò, Anime Storia dell’animazione giapponese 1984-2007, Pag 183 Capitolo 6: 2005-2007 Largo ai giovani… (studi)!, Edizioni Il Foglio, Piombino 2007.
2 Steve Nauman, Shoji Kawamori De l’ingénieur au genie, pag 25 in ANIMELAND n° 158, Anime Manga Press, Parigi Febbraio 2010.
3 Davide Tarò, Last Exile, da neo(N)eiga L’unico portale italiano di cinema giapponese contemporaneo, http://www.neoneiga.it/archivio.php/analisi/lastexile/

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