AVATAR
Titolo originale: Avatar Lingua originale: inglese Paese: USA Anno: 2009 Durata: 162 minuti Colore: colore Audio: sonoro Rapporto: 2,35:1 (1,78:1 nei cinema IMAX) Genere: fantascienza Regia: James Cameron Soggetto Sceneggiatura: James Cameron Produttore: James Cameron, Jon Landau Produttore esecutivo: Colin Wilson
Cast: Sam Worthington: Jake Sully, Zoë Saldaña: Neytiri, Sigourney Weaver: Dr. Grace Augustine, Giovanni Ribisi: Parker Selfridge, Michelle Rodríguez: Trudy Chacón, Joel Moore: Norm Spellman, Stephen Lang: Col. Miles Quaritch, Dileep Rao: Dr. Max Patel, CCH Pounder: Mo’at, Laz Alonso: Tsu’tey, Wes Studi: Eytucan, Matt Gerald: Lyle Wainfleet. Fotografia: Mauro Fiore Montaggio: James Cameron, John Refoua, Stephen E. Rivkin Effetti speciali: Joe Letteri, Damian Fisher, Iain Hutton, Phil McLaren, Philip Sharpe Musiche: James Horner Tema musicale: Scenografia: Rick Carter, Martin Laing, Robert Stromberg Costumi: Mayes C. Rubeo Trucco: Corinna Liebel
Questa pellicola è come se ci fosse sempre stata.
In soli 17 giorni di programmazione è stato il primo non-sequel a sfondare il tetto dei 300 milioni di dollari di incassi.
Sbornia di cifre, anche non ufficiali ma ufficiose quando non false, il New York Times spara (a caso) il budget faraonico e fantascientifico di un 500 milioni di dollari1, quando lo stratosferico e ampliamente sopravvalutato I Pirati dei Caraibi Ai confini del Mondo, una delle spese più grandi ( e sprecate) di Hollywood degli ultimi anni ne aveva spesi ben 300.
E’ il sogno di un regista che è sempre stato pioniere di un’epica fantastico/fantascientifica di un altro e alto modo di fare cinema, non è un caso se tra un suo film e l’altro passano mediamente cinque /sei anni.
A dieci anni dagli undici oscar di Titanic (film fantascientifico con la nave/vascello eminntemente di concezione “spaziale”) film più fantastico di quanto il grande pubblico abbia realmente capito, torna trionfalmente con questo progetto nel cassetto e nel taccuino ormai ultradecennale.
Steven Spielberg, George Lucas, Peter Jackson, Steven Sodembergh, Guillermo Del Toro e molti altri della creme “fantasatica”di Hollyood hanno fatto un sopralluogo sul set ben prima dell’attesissima uscita mondiale della pellicola a dicembre (solo l’Italia, paese del terzo mondo mediatico, l’ha potuto assaporare un intero meraviglioso mese dopo, unica in Europa e di buona parte del globo), come bambini anelanti davanti ad un negozio di caramelle dicono: “E’ la tecnologia più folle mai vista” o ancora “Sarà il più maestoso film in 3D mai visto” 2 .
E’ il coronamento di un sogno di bambino, la tecnologia 3d stereoscopica sviluppata insieme al socio Vince Pace e ormai sufficientemente distribuibile che dà il suo effetto di immersione in un nuovo mondo (quello di Pandora) , mentre la cgi fa il suo lavoro, gli occhi, le labbra meravigliosamente carnose e il corpo selvaggio e suadente della stupenda attrice Zoe Saldana (già Uhura in Star Trek di Abrams) danno vita al suo “avatar” cinematografico, alla principessa guerriera Neytiri della tribù aliena dei Na’vi, così simile, ricordante neanche tanto per arcane armonie le principesse selvaggie e guerriere di Miyazaki quali la meravigliosa ‘San’ della Principessa Mononoke o Nausicaa in Nausicaa nella valle del vento.
E Cameron ce lo dice chiaramente che ama l’animazione giapponese, non tanto con la lode sperticata a Ghost In the shell di Oshii Mamoru del 1995, né presentandosi nei giorni di ripresa con la maglietta di Battle Angel Alita, manga di Yukito Kishiro, ma, su tutte, con la scena del combattimento finale tra il marine pentito e paraplegico Jake Sully (Sam Worthington) che comanda il suo avatar, giusto a pochissima distanza dal suo corpo che sta lentamente morendo a sua insaputa e il colonello Quaritch, su un combattivo e retrò mobile suit già derivante da Aliens del 1986 ma soprattutto dall’anime della Sunrise Gundam, di Yoshiyuki Tomino.
Kristin Thompson notevole storica di cinema dice acutamente che questa è una bella prova generale, ma il 3d, la perfetta stereoscopia non esiste ancora, stiamo parlando per intenderci dei primi esperimenti dal muto al sonoro, per fare un esempio attinente, non stiamo parlando del sonoro con la S maiuscola quindi, al quale siamo ormai abituati, questa industria stereoscopica ha almeno un paio di strade davanti nel futuro, ancora non decise e particolarmente fluide, ci dice la co-autrice insieme a Bordwell di una imprescindibile Storia del cinema.
La sequenza sull’arrivo di Pandora da parte degli umani, tra cgi e atttori ancora (per poco) veri, tra cui una Sigourney Weaver ormai amata dal regista e la combattiva e bella Michelle Rodriguez (Girl Fight, Resident Evil, Fast e Furious, Lost) sarà studiata nelle storie del cinema, mentre il primo incontro tra Sully in carrozzina ed il suo potente Avatar in animazione sospesa immerso nei suoi sogni senza sogni che aspetta solo lui, fa battere i cuori di ogni cinefilo.
E come nella fine, e all’inizio della pellicola, spalanchiamo improvvisamente gli occhi come L’Avatar di Jake Sully, svegliati improvvisamente dai sogni delle nostre esistenze che gli antichi arborigeni definirebbero solo “altra vita/ altra visione”.
Pellicola che è come ci fosse sempre stata si diceva.
Perché si poggia su archetipi narrativi, quegli stessi archetipi che si possono trovare nella Disney di Pocahontas, o di Kevin Kostner con Balla coi Lupi, ma non è quello in fondo il problema, la sceneggiatura è così stanca dopo più di dieci anni di gestazione che si rischia di conoscerla sin troppo bene prima di vederla, nessuna sorpresa, nessuno snodo narrativo, una storia così lungamente amata e posseduta che ci si è dimenticati di scriverla in modo da farla “possedere” anche al pubblico.
A proposito, la spesa è stata di 230 milioni di dollari, cifra ben più che “ genuinamente onesta” per quello che è stato messo in campo: semplicemente un tassello della storia del cinema.
Davide Tarò.