Vita Vissuta nel Cinema Italiano 13

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Capitolo 13.
Torno in ufficio il primo di settembre.
Tutti sono già in piena attività. Accendo il computer e inizio a lavorare, guardo alcune scene che ho montato poche settimane fa, inizio a pensare alle successive. Più tardi mi alzo e vado da Enzo:
– Puoi dire a Maria Teresa che io sono qui, se viene in ufficio capiamo come continuare?
– Maria Teresa è a Venezia, al Festival.
Il Festival comincia tra qualche giorno. Sarà andata prima per qualche motivo.
– E sai quando torna?
– Non ne ho idea.
– Ed è andata da sola? Tu resti qui?
– No, io vado poi.
Non capisco. Esco a fumare.
Nel cortile è parcheggiato un SUV nero. La portiera posteriore è aperta, seduto al volante c’è uno che non ho mai visto. Mentre sto accendendo la sigaretta sento un rumore dietro di me, mi volto. È la Cameretta, sta uscendo dal portone.
Mi vede, si immobilizza per un istante. Sembra un po’ imbarazzata.
– Mi hanno detto che eri a Venezia!
– Eh, sì, ci sto andando.
Evita il mio sguardo, si affretta verso l’auto. L’autista scende, prende in consegna le borse, la fa accomodare. Parliamo attraverso il finestrino.
– E come stai?
– Bene. Ieri non sei venuto, cioè pensavo che avevi deciso di abbandonarmi.
L’autista sistema le borse nel bagagliaio.
– Veramente ti avevo avvertito che sarei tornato oggi dalle vacanze.
– A me non ha detto niente nessuno.
– Strano. Vabbè, comunque ora sono qui.
– Senti, io domani ho una riunione di post-produzione. Vai a casa, ti chiamo dopo la riunione, cioè così decidiamo che fare.
L’autista risale in macchina, chiude la portiera, accende il motore.
– Come sarebbe ‘una riunione di post-produzione’? E non mi dici niente?
– Cioè, te lo sto dicendo. Dobbiamo decidere i tempi e come fare eccetera.
– I tempi? Come fare? Guarda che sono io il montatore, dovrei esserci anche io.
– Non ti preoccupare, poi ti faccio sapere.
– Mi fai sapere? Ma che dici?
– Non preoccuparti, tu vai.
– Scusa, ma….
Fa un cenno all’autista. Partono. Io resto con un pugno di mosche.
Rientro in ufficio, spengo il computer e vado via. Me l’avesse detto prima sarei rimasto al mare.

Il giorno dopo mi chiama. O meglio, quando squilla il mio cellulare compare il numero della Cameretta, ma dall’altra parte c’è il responsabile di post-produzione.
– Ciao, senti, dov’è che trovo qui sul computer le scene montate?
Non ci posso credere.
– Prego?
– Le scene che hai montato, dove le trovo?
– Le trovi sul computer, rispondo.
– Sì, ho capito, ma io Avid non lo so usare, e dovrei vedere quali sono le scene da effettare.
– Non so che dirti. A questa riunione dovrei esserci anche io, ma non sono stato invitato, dunque arrangiati.
– Non so cosa intendi, comunque se mi puoi solo dire dove trovo le scene montate mi fai un favore, io qui sono un po’ in difficoltà.
– Guarda, stanno in una cartella chiamata “Scene Montate”. Ciao.
Sono furioso. Comincio a passeggiare avanti e indietro per la casa.
Aspetto inutilmente una telefonata, che non arriva. Aspetto, aspetto.
Niente.
È sera. Io non telefono. Avrebbe dovuto chiamarmi lei.
Aspetto.
Passa un giorno, due, tre, il fine settimana.
Lunedì mattina decido di scrivere un’email:
“Gentili Signori,
Mi ha sorpreso il fatto che alla riunione tenutasi mercoledì scorso tra la produzione e il coordinatore di post-produzione, nessun membro del reparto montaggio sia stato invitato….”
Scrivo che sono stufo di avere a che fare con persone che non sanno fare il proprio mestiere, scrivo che abbandono il film, e che grazie alla loro ottusità non possono farmi nulla: non mi hanno fatto firmare un contratto regolare, dunque sono libero.
Invio l’email, e aspetto lo scoppio della bomba.
Ma la bomba non scoppia, o almeno non come vorrei.
Sono le 9.00 del mattino quando premo il tasto “invia”: confido nel fatto che, aprendo l’ufficio alle 10, la mia email sarà la prima notizia che riceveranno, tanto per iniziare bene la giornata.
Dopo solo 15 minuti mi squilla il telefono: è un numero che non conosco.
– Ciao, sono Mauro Penassi, il nuovo montathore del filme, mi dice quello, con un orrido accento toscano.
– Non ho capito, scusa, di che film?
– Del filme della ‘ameretta, m’ha chiamatho e m’ha chiesto una mano a finire il filme.
– Ma quando ti avrebbe chiamato?
– Senti, mi spiegheresti ‘ome hai sistemato il prosgetto, ‘osì non perdo troppo tempo a scercare le ‘ose?
– Che ti dovrei spiegare? Ma scusa: quando ti ha chiamato?
– Qui dovrei finire questo filme, se mi vieni inconthro mi eviti di mettermi a scercare le ‘ose…
– Ma da quando in qua sei il montatore?
– Mi serve solo ‘he mi spieghi ‘ome hai organizzatho il prosgetto.
– Ascoltami bene, io non ti conosco, ho scritto una email dieci minuti fa, e non mi hanno ancora risposto…
– Sì, ma guarda, la ‘ameretta m’ha parlatho bene di te, non so quali problemi avete avutho, ma vedrai ‘he si risolvono. Ora, noi siamo ‘olleghi, sarebbe ‘arino organizzare un passaggio di consegne facile per chi subentra, è la norma.
– Se sei un montatore sai come funziona un Avid. E se sai come funziona un Avid sai dove trovare quello che ti serve.

Chi cazzo è questo, adesso? Cerco informazioni su internet. Le trovo subito: ha un sito personale. Il suo breve curriculum contiene solo film orrendi, la sua pagina di presentazione è piena di parole inglesi come skill e step, dichiara varie volte di essere stato il primo a fare questo e il primo a fare quest’altro. Inoltre, è il più esperto del mondo in questo e in quell’altro. C’è anche una foto: è abbronzato e in posa davanti a un porto, o comunque al mare.
Mi richiama. Mi dice di non riuscire a trovare le cose che io ho montato, la ‘ameretta ne ha bisogno, vuole vedere quella scena del bosco, e lui non sa dove cercarla.
– Vedi, lo so ‘he avete avutho problemi, e so ‘he sei sgiovane, ma sai, tra noi ‘olleghi sci si dà una mano, suvvìa!
Gli ripeto che se è un montatore dovrebbe sapere dove guardare. Quindi spengo il cellulare, la giornata è durata pure troppo.
Lo riaccendo qualche ora dopo, sono tanto curioso di sapere se ci sono evoluzioni nella emozionante vicenda. E ce ne sono.
Una serie di messaggi di chiamate perse, tutte provenienti dall’ufficio della ‘ameretta. E poi due o tre sms, che più o meno suonano così:
– Abbiamo urgente bisogno di parlarti, richiamaci. Telma
– Per favore, abbiamo un problema, richiamaci. Telma.
E poi:
– Ti stai comportando da persona immatura. Se non ci restituisci ciò che hai portato via, saremo costretti a prendere provvedimenti legali. Telma.
A questo punto telefono, e mi risponde proprio Telma.
– Cos’è che avrei portato via?
– Oh, ciao! No, è che non si trovano più alcune scene che tu hai montato, e Mauro dice che le hai cancellate.
– Cancellate? Ma che cazzo ne sa questo Mauro, io non lo conosco. Stanno tutte là.
– Se stanno qui perché non vieni a farle vedere a Mauro?
– Perché dovrei?
– Per correttezza.
– Nei confronti di chi?
– Di Maria Teresa.
– E perché? Lei che ha fatto per me? Mi ha licenziato senza nemmeno dirmelo.
– Veramente hai scritto tu un’email. Ma lasciamo perdere, non sai quanto ha sofferto…
– Ha sofferto? Mi doveva chiamare, ho aspettato per quattro giorni una sua telefonata!
– Fallo per Luigi, è un favore personale verso di lui, è lui che te lo chiede.
– E chi cazzo è Luigi?
– È il marito di Maria Teresa, fallo per lui, non sai quanto gli dispiace che te ne sei andato!
– Luigi? E chi se ne frega, non lo conosco nemmeno. E poi perché Maria Teresa non mi ha più chiamato?
– Guarda, io non so cosa è successo. Ora, lo fai questo favore a Mauro?
– Mauro è un montatore, sa cosa fare. E poi perché dovrei? Il montatore sono ancora io, nessuno ha risposto alla mia email.
– Ascolta, sappiamo quanto ci tieni a questo film, lo vuoi vedere finito, no? Facci questo favore!
– Ascolta tu, io ora non posso muovermi, ma quello che ho montato sta lì. Non ho ancora capito cosa stia succedendo, non ho capito che ci faccia questo Mauro al posto mio.
– Non so che cosa sia successo tra te e la Cameretta, ma vedrai che si risolverà tutto. Posso farti chiamare da Mauro?
– Neanche io so cosa sia successo, e vorrei saperlo.
– Posso farti chiamare da Mauro?
E fammi chiamare da Mauro.
– Sono Mauro.
– Eh.
– Allora vieni qui, ‘osì mi fai vedere ‘ome hai organizzatho il prosgetto?
– Ho visto sul tuo sito che sei pieno di patentini nazionali, internazionali e interstellari di Avid. Complimenti.
– Eh, grazie, sai, sono il più grande esperto italiano di Avid, l’uniho rihonosciutho dall’Avid Ameriha.
– E bravo. E allora sai dove cercare, senza che mi fai venire fin lì.
Silenzio. Poi:
– Nooo, ma tu non sai ‘ontro chi ti stai mettendo, tu non sai ‘osa stai ‘ombinando. Questa è sgente potente, hanno i migliori avvohati, ti portano via tutto quello ‘he possiedi.
– Non ho capito, scusa, che intendi?, non credo a ciò che sento.
– Nooo, lascia ‘he ti dia dei consigli, da ‘ollega a ‘ollega. Io non so se sei ricco, ma spero ‘he tu non possiedi nulla, ‘he la tua famiglia non possiede nulla, né una ‘asa, né una macchina, perché ti portano via tutto. A me non interessa se tu e la ‘ameretta avete avuto dei problemi, vedrai ‘he si risolvono, ma qui parliamo della tua salute.
– Ma che cazzo dici!
– Nooo, mi devi ascoltare, ti dico questo da amiho, da ‘ollega, perché lo so ‘he sei sgiovane, ma perché ti ‘omporti ‘osì, vuoi perdere tutto, eh, vuoi perdere tutto? Perché se vuoi perdere tutto sei sulla buona strada. Restituisci quello ‘he hai rubato. È meglio, se non vuoi perdere tutto. Vedi, purtroppo per te, io sono uno dei maggiori esperti di Avid al mondo, e quindi non mi puoi fregare: mi sono accorto che mancano alcuni file, li devi restituire.
– Restituire? Ma che cazzo stai dicendo?
– Qui manhano le sequenze montate, quindi le devi aver prese tu. Se non le restituisci, finisci in grossi guai.
– COSA!? Ascoltami, grande esperto di Avid, io ho una copia del progetto, una copia di backup, che faccio sempre come fanno tutti, per evitare di perdere i dati. E basta, non ho più niente.
– Vedi, eh? Tu hai una copia del progetto, quindi hai portato via qualcosa.
– È UNA COPIA DI BACKUP!
– Nooo, ma tu la devi restituire.
– Restituire? Mica è un oggetto!
– Nooo, ma tu l’hai portatha via, l’hai rubata. La devi restituire.
– Rubata? Ma lo capisci che cazzo stai dicendo? Io mò la cancello.
– Nooo, non la puoi cancellare, perché se la cancelli io ormai so ‘he sce l’avevi. Tu non sai di ‘osa sono ‘apaci, ti stai mettendo ‘ontro le persone sbagliate.
A questo punto urlo. Urlo con tutto il fiato che ho, stringo il telefono con rabbia e urlo. Gli urlo che è un mafioso del cazzo, che non si deve permettere di dirmi certe cose, che il suo atteggiamento da boss dei miei coglioni lo può fare al bar con gli amici, non con me. Lui mi interrompe con quella sua vocetta del cazzo:
– Nooo, ma io lo dico per te.
Urlo, lo ricopro di insulti. E gli dico che se vuole, vado da lui, nel suo ufficio, così queste cose me le può ripetere in faccia. Ho intenzione di andare lì e spaccargliela, la faccia.

Faccio qualche telefonata, mi informo. Scopro che il nostro Mauro principalmente affitta Avid. Nella sua vita ha montato ben poco. Affitta Avid e ha una piccola scuola di montaggio. Dunque la sua tecnica è quella di proporsi alle produzioni come montatore, e non far pagare né l’affitto della macchina né lo stipendio dell’assistente, perché usa suoi studenti in qualità di “stagisti”. Alcune produzioni, dunque, accettano perché si trovano così a poter risparmiare notevolmente sul budget del film.

Una segretaria mi porta nella sua stanza. Eccolo lì, Mauro Penassi, quello che crede di essere don Vito. Espressione da scemo, secco secco, vestito, pettinato e abbronzato come Costantino. La sua faccia non mi è nuova, però.
– Allora, che cazzo devi dirmi?
– Oh, ciao, è un piacere.
Mi tende la mano, non la stringo.
– Piacere un cazzo. Cos’è che avrei rubato?
– Nooo, ma io lo so ‘ome vanno scerte ‘ose. Siamo ‘olleghi, dobbiamo aiutarci.
– Che cazzo ti serve?
Guardo il computer, il progetto del film è aperto.
– Non trovo le sequenze che hai montatho.
Guardo il monitor. Allungo un dito, punto una cartella.
– Lì, vedi che c’è scritto? “Sequenze montate”. È tutto lì.
– Ecco, ci voleva tanto?
– Ci voleva tanto? Non sai leggere, tu?
– Noo, ma vedi, tra ‘olleghi sci si aiuta. Tu sei sgiovane, scerte ‘ose anhora non le sai, ma è ‘osì ‘he si fa.
– E cioè? Si ruba il lavoro agli altri?
– Ma ‘he rubare? Io Maria Teresa la ‘onosco da tanti anni, siamo amisci. Mi ha chiesto una mano a finire il film, lo faccio volentieri.
– E certo, non ho dubbi.
– E poi mi ha parlato bene di te. Mi ha detto ‘he sei un ragazzo in gamba. Vedrai ‘he si risolve tutto. Non so perché ti sei arrabbiato con lei.
– Arrabbiato? Io?
Lo guardo. Ha un sorriso del cazzo stampato su quella sua faccetta abbronzata del cazzo. Vorrei afferrare un monitor e spaccarglielo in testa.
Poi mi viene in mente dove l’ho già visto: a una riunione di montatori. Aveva preso la parola facendo un lungo e disarticolato discorso sul fatto che il montaggio è troppo chiuso all’ingresso dei giovani, che bisogna aiutare in ogni modo chi si accosta a questa professione, e si scontra contro un “baronato” che pur esiste.
Mi guarda con quel sorrisetto del cazzo.
Esco sbattendo la porta.
Cerco un autobus.
Arriva.
Mentre timbro il biglietto compongo un numero di telefono sul mio cellulare.
– Pronto?
– Sono io. Posso venire a trovarti?
– Certo. Oggettivamente sono a casa, non sto facendo niente che non possa aspettare.
– Tra mezz’ora sono da te.

FINE

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