IL MANGA IMPACT A TORINO (Uno)

totoro

SI potrebbe anche dire, il “second impact” a Torino, e qualcuno potrebbe capire, chi ha visto ‘Evangelion’ per esempio.
Ma anche no.
Una occasione unica, rarissima, di vedere in Italia, nella a volte vituperata Torino del Museo Nazionale del cinema, ma anche della radio e della televisione che furono (ricordate giusto per una manciatina di giorni dal Gran Prix Italia di matrigna RAI in contemporanea all’impact dei giorni di settembre), una delle più grandi retrospettive e mostre dedicate agli Anime.
Se Locarno, ad agosto, (cioè il first impact del Manga Impact) aveva un qualcosa come una cinquantina di ospiti giapponesi e molti autori presenti ( per esempio La Gainax con quindici componenti), con annesse anteprime internazionali di una certa caratura (Red Line, Summer Wars, First Squad) a Torino è “rimasta” la pur meritevole anteprima nazionale de ‘Il mio vicino Totoro’ di Hayao Miyazaki, distribuito nei cinema dalla mai troppo lodata Lucky Red, casa italiana lungimirante di Andrea Occhipinti, che fortunatamente non guarda gli incassi al botteghino cinematografico ma a quello home video e tv.
E basta.
SI suppone  che i fondi per questo molto costoso, prezioso (ed ambizioso) progetto siano stati messi metà per ciascuno, ma la domanda su una così profonda discrasia di ospiti rimane lecita.
Koji Morimoto, ospite della retrospettiva Torinese, il 16 settembre è arrivato a Torino per presentare il “suo” (ha partecipato solo a Dimension Bomb, ultimo segmento) omnibus film ‘Genius Party Beyond’ (2008), che, per dovere di cronaca, era già passato in anteprima italiana al Future Film Festival di Bologna quest’anno, nella sala Uno del Cinema Massimo, multisala del Museo Nazionale del Cinema con una gloriosa storia alle spalle.
Fondatore dello storico studio 4°, in attività dalla metà degli anni ’80, sperimentatore continuo tra i cortometraggi, omnibus, video musicali (premiati all’ “MTV dance of the year”), un vero genio ancora misconosciuto dell’animazione giapponese, finalmente, e meritoriamente, riconosciuto da una istituzione culturale.
Il regista è rimasto piacevolmente sorpreso ed abbacinato visivamente dentro la Mole Antonelliana, non si aspettava la “messa in scena” del cinema concepita in una particolare maniera avvolgente come in effetti regna, in maniera del tutto originale, dentro al museo.
Forse, tra tutti quei magici ed immaginifici fasci di luce che proiettavano immagini in movimento su quelle ardite architetture, volute da quell’altro genio dell’ Antonelli, Morimoto potrebbe aver avuto qualche ispirazione per qualche lavoro futuro.
Morimoto è un tipo affabile e cortese, davvero un poeta, timido come si confà ad una persona assai sensibile: “vorrei che la luna diventasse il prossimo schermo su cui proiettare film…” dichiara a bassa voce, quasi vergognandosi alla presentazione di Genius Party Beyond, ed è commozione.
Sempre rimanendo nell’ “angolo” ospiti, purtroppo Rin Taro, notizia dell’ultima ora, pur essendo citato nel catalogo e nel calendario degli eventi come ospite non potrà essere presente, facendo pesare ancora di più la mancanza di autori a Torino.
Non entrerò nel merito delle scelte della retrospettiva, avendo collaborato nel passato con il Museo Nazionale del Cinema per le tre edizioni di ‘Visioni D’anime’, e per contro non avendo collaborato per nulla allo sviluppo di questa, non ritengo sarebbe corretto parlarne.
Posso solo, in questa sede, constatare che alcuni titoli che da sempre avrei voluto mettere nelle retrospettive passate insieme a Stefano Gariglio, finalmente con mia gioia sono proiettati (la trilogia dei cosidetti ‘animerama’ realizzati dalla mitica Mushi: ‘Cleopatra’, ‘Le mille e una notte’, ‘Belladonna’), posso constatare una mancanza cronica (penso per scelta) di titoli davvero “nuovi” nelle serie televisive (penso in questo caso ai pregiatissimi ‘Shin Mazinger Hen!’, ‘Casshern Sins’, ‘Higurashi no Eden’, ‘Ghost Hound’, ‘Dennou Coil’ e tanti altri) che potevano dare una idea veritiera di dove si sta muovendo esattamente l’animazione giapponese oggi, ma vedo anche una mancanza nei vecchi (serie ‘Lupin III’, ‘Lady Oscar’, ‘Ranma ½’, ‘Lamù’, ‘Rocky Joe’).
Insomma, altre ed “alte” scelte su cui non posso discutere.
Uno dei curatori, Carlo Chatrian, è un critico che solo di recente si è avvicinato al mondo degli anime, ma la sua voglia di imparare è stata grande.
Ad una domanda un po’ sibillina del pubblico:

“Perché i cartoni giapponesi si vedono d’appertutto in televisione? Forse perché costano meno degli altri cartoni animati?”

Carlo ha risposto con competenza, professionalità ed un pizzico di ironia, asserendo che buona parte di quello che si vede in televisione negli ultimi anni ha ben poco di giapponese, possono essere serie co-prodotte, o addirittura prodotte in altri paesi con il tratto e lo stile “manga”, soprattutto la produzione francese ha, in questi ultimi anni, sfornato titoli anche pregevoli quali ‘Totally spies!’, ‘Code Lyoko’ ed altri ancora, visti anche in Italia.
Ma la programmazione italiana di anime, negli ultimi anni, è calata moltissimo, dico io, anche perché non esistono più altre reti oltre mediaset e Rai, e ,continua, Carlo :

“la situazione è piuttosto frammentaria, parlando con Freccero (direttore di Rai4 che programmerà anime in 2°serata dal 24 settembre), si discuteva di come la nuova serialità animata giapponese e i serial televisivi americani, siano a tutti gli effetti le nuove scuole di ‘narrazione’”.

Mi limito a constatare per dovere giornalistico che questa, volenti o nolenti in effetti, è la più grande retrospettiva dedicata agli anime che si sia fatta in Europa.
Io ritengo che non sia un caso che sia stata presentata nella pionieristica ed attivissima Torino.
Posso invece essere un po’ disgustato dalla mancanza di informazione cronica, nazionale, per questo evento, per ora ‘latitano’ molte riviste di cinema del settore, anche blasonate (forse a torto mi vien da pensare).

Perché non viene citata nel dovuto modo questa pionieristica ed a suo modo importantissima/spartiacque mostra?

Potrebbe, in effetti, essere anche un problema interno alla comunicazione del museo, non lo nego, ma una volta che la notizia gira su alcune testate, sarebbe dovere giornalistico citarla e farla girare a propria volta!
Vedremo se nei prossimi giorni qualcosa cambierà.
La retrospettiva al cinema Massimo durerà dal mercoledì 16 fino a mercoledì 7 ottobre, con mio sommo rammarico (sicuramente per esigenze di diritti) senza alcuna replica dei titoli in cartellone, vale a dire, spettacolo unico, o lo vedi o lo perdi (tranne per ‘Cowboy Bebop il film’ e ‘Metropolis’).
Se la retrospettiva, quindi, non durerà poi tantissimo con annesso consiglio di “accorrere velocemente” a chi è interessato perché finirà molto presto, la mostra dedicata all’oggettistica, agli strumenti di lavoro ed al merchandising degli anime durerà (fortunatamente) sino al 10 gennaio 2010.
I luoghi della mostra sono il pian terreno, cioè la scenografica ‘Sala del tempio’ del Museo Nazionale del Cinema, vale a dire la Mole Antonelliana.
Faceva strano, ma di quello “strano” poetico rarissimo,  nella cosidetta ‘Sala del Tempio’ appunto, avere a fianco alla riproduzione del titanico e lugubre Moloch del film Cabiria di Giovanni Pastrone, con la riproduzione in poliuretano dei robot di Go Nagai ( e di molti altri autori ancora).
Qui non mi soffermo, la mostra ha come punto di riferimento Fabrizio Modina, uno dei più grandi collezionisti privati di questi oggetti, persona garbata, con una cultura smisurata alle spalle, dalla grandissima attitudine divulgativa.
In questa sede speriamo di avere dei suoi interventi per descrivere la bellissima mostra espositiva di oltre settecento oggetti tra cui i tin toys (giocattoli di latta) cioè le primissime riproduzioni degli anni ’50 di personaggi dei manga e non, i chogokin (giocattoli in metallo pressofuso, vinile e plastica) quelli che presero il sopravvento negli anni ’70, con la riproduzione dei robot di Nagai quali Mazinga, Goldrake, Jeeg, i rarissimi jumbo machinder (robot giocattolo in poliuoretano di altezza superiore ai 60 cm), action figures (oggetti che riproducono, in dimensione e forme diverse, i protagonisti delle serie più popolari) provenienti, alcuni, direttamente da alcuni studios giapponesi.
Inoltre vi sono tutte le memorabilia italiane, e non, del caso, dischi in vinile con le sigle delle edizioni italiane dei cartoni animati degli Anime, album di figurine delle serie, materiale promozionale proveniente da backstage, disegni originali e numerosi oggetti di merchandising.
Sulla rampa elicoidale invece, prende vita l’altra anima della mostra, quella curata da un giovane collezionista e grande appassionato di nome Olmo Giovannini, vi sono esposti, salendo il sinuoso e panoramico percorso (si ha la visuale aperta dell’interno della mole dalle balconate) un centinaio tra cells, o “rodovetri” (singoli fotogrammi dipinti su acetato trasparente che, sovrapposti, creano la sensazione del movimento), storyboards (i disegni preparatori che consentono la realizzazione delle singole inquadrature dei film di animazione), silohuettes originali dai lavori di Noburo Ofuji, collages, una quarantina di manifesti di film (giapponesi e italiani), alcuni risalenti agli anni ‘30 e appartenenti alle collezioni del National Film Center di Tokyo.
La mostra, parte dal materiale Gainax, riferimento per la serie cult di Hideaki Anno ‘Evangelion’, con studi preparatori, bozze, storyboards fino ad arrivare all’angolo di Koji Morimoto, con i vari sketch, bozzetti, illustrazioni, per finire con la Toei e tutti i suoi personaggi, fino ad una “personale” della bella serie One Piece (nota in italia come All’arrembaggio! Su Italia1), con schede preparatorie, character design originali su acetato, ed imperdibili e poetici sfondi.
Il tutto, fuso perfettamente con il normale percorso di visita del Museo, Imperdibile.
Chissà cosa avrebbe detto l’Antonelli se avesse saputo…

-continua-

Davide Tarò di neo(N)eiga.

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