LUPIN GREEN VS RED
Regia di Shigeyuki Miya.
Giappone 2008 (OAV Original Anime Video).
Character Design: Takayo Noshimura.
Musiche: Yuji Ohno.
Durata: 97’minuti.
Trasmesso in Italia dal canale a pagamento del digitale terrestre ‘Hiro’.
L’Oav del 2008 rappresenta la malinconica essenza di “tutti” i Lupin, l’essenza di quel Lupin giovane e scavezzacollo di Miyazaki (nel Castello di Cagliostro, giacca verde) , l’essenza del Lupin più maturo degli ultimi film (episode 0, giacca rossa) e l’essenza, soprattutto, del cambio generazionale (il giovane che vuole diventare il “nuovo” Lupin), oltre ad essere un gioco interno di travestimenti su quale debba essere il “vero” Lupin tra quelli di Miyazaki, Otsuka, Osumi, Dezaki, Sugii e tutti gli altri autori che nel corso degli anni (e delle giacche) si sono avvicendate alle avventure del nostro ladro.
L’OAV, nato per il circuito home video, e messo in vendita il 2 aprile 2008, festeggia i quarant’anni del ladro gentiluomo.
Divinamente.
Prima di esso, ci sono stati diciotto special televisivi, prodotti uno all’anno, dal primo aprile 1989 con ‘Lupin Sansei – Bye Bye Liberty Kiikippatsu!!’ (Lupin bye bye libertà scoppia la crisi!) o come venne trasmesso da noi sotto il titolo ‘Il virus Beta’ o ancora ‘Lupin III e il mago dei computer’, per la regia di Osamu Dezaki, grande tecnico conosciuto soprattutto per la regia delle storiche serie della Mushi Production (Rocky Joe /Ashita No Joe) e della Tms (Lady Oscar/ Versailles no Bara).
Prima ancora ci furono tre serie televisive, una del 1971, dalla giacca verde, per la regia dei primi sei episodi (più due sparsi) di Maasaki Osumi e poi di Hayao Miyazaki e Isao Takahata sotto l’occhio vigile del grande direttore delle animazioni Yasuo Otsuka (anche character design per l’occasione), per un totale di 23 episodi, che non ebbe successo sino alle repliche posticcie di qualche anno dopo (1976) che la fecero diventare improvvisamente ‘cult’ tra gli appassionati.
Poi ci fu la seconda serie, enormemente più fortunata, quella della giacca rossa per intenderci, del 1977, che potè godere, visto il suo grande successo, di 155 episodi, trasmessi ininterrottamente sino al sei ottobre 1980, per la regia di Kyosuke Mikuriya, Yasuyoshi Mikamoto e Shigetsugu Yoshida e per il character design azzeccatissimo e “deformed il giusto” di Sachiko Kodama, Masahiro Sasaki e Masayoshi Arai.
Poi fu l’anno 1984, e la Tms (detentrice dei diritti del Lupin animato) decise di produrre un’altra serie, ‘Lupin Sansei: Part III’, dalla giacca rosa, per la regia (principalmente) di Shigetsugu Yoshida, uno della vecchia guardia della seconda serie, per un totale di cinquanta episodi che si conclusero il giorno di natale del 1985, la serie non ebbe successo, fu l’ultima prodotta.
Nel 1979 venne realizzato per il cinema ‘Lupin Sansei Mamoo no Ichinen/La prima copia di Mamoo) o come venne ribattezzato da noi prima con il generico ‘Le avventure di Lupin III’ poi con ‘La pietra della saggezza’, per la regia del capace Soji Yoshikawa, venne proiettato nei cinema dell’arcipelago il cinque dicembre 1978.
Il secondo film per il cinema di Lupin fu ‘Lupin Sansei Cagliostro no Shiro/Il castello di cagliostro) di Hayao Miyazaki, uscito nelle sale nipponiche il quindici dicembre del 1979, e presentato al festival di Cannes, in anteprima, nel maggio dell’anno dopo.
Il terzo film fu proiettato in Giappone il tredici luglio 1985, ed il nome fu ‘Lupin Sansei Babilon no ogon Densetsu/La leggenda dell’oro di Babilonia’, per la regia del grande vecchio della storica casa cinematografica Nikkatsu, che realizzava film dal vivo, soprattutto del genere yakuza e poliziesco: il suo nome era Seijin Suzuki (Il marchio dell’assassino, La giovinezza della bestia, Pistol Opera) e fu coadiuvato dal regista della terza serie Shigetsugu Yoshida.
Il 26 dicembre 1987 usciva nelle sale giapponesi ‘Lupin Sansei Fuma Ichizoku no imbo/ L’intrigo della famiglia Fuma’ per la regia di Masayuki Oseki e la cura generale delle animazioni dovute al grande Yasuo Otsuka, in Italia ribattezzato ‘La cospirazione dei Fuma’.
Nel 1995 è il turno del quinto lungometraggio ‘Lupin Sansei Kutabare! Nostradamus’ arrivato in Italia come ‘Le profezie di Nostradamus’ per la regia di Toshiya Ito, grande ritorno al cinema del Lupin in giacca rossa dopo nove anni, poi l’anno dopo, fu il turno di ‘Dead Or Alive’ film diretto da Monkey Punch in persona.
Ma tutto questo elenco di “diversi” Lupin cosa c’entra con ‘Green vs Red’?
Tutto.
L’OAV del 2008 è l’essenza della moltitudine dei Lupin.
Non è solo l’essenza di un Lupin in giacca verde contro con quello con la giacca rossa, no, proprio no.
E’ la presa d’atto di una crescita del personaggio, da quella di Maasaki Osumi, a quello di Miyazaki più “maturo e paterno”, sino a quello scavezzacollo della seconda serie.
Qui Lupin deve dimostrare a sé stesso di essere quello che è diventato, mentre un giovane vuole essere assolutamente lui, un giovane molto motivato.
Il giovane Yasuo è un commesso in un ristorante/pub, ma ha doti di scavezzacollo e di ladruncolo in erba, viene da una storia di separazione dalla sua giovane amata (giornalista) che lo ha segnato più di quanto dimostri, e ,soprattutto, vuole dimostrare di essere meglio di quello che è ora, dimostrarlo al mondo.
Diventando Lupin.
In una sequenza molto poetica, un Jigen porta cibo in una sala proiezioni in un vecchio cinema, qui c’è un Lupin in giacca verde che dorme guardando lo schermo dal vetro della sala.
La musica di sottofondo è ‘Honoo no Takaramono’di Yuji Ohno, proveniente dal ‘Castello di Cagliostro’ che infatti stanno proiettando nella vecchia e fatiscente sala.
Non è un caso, la stessa musica parte all’inizio di ‘Green Vs Red’ volendo quasi dimostrare qualcosa: quei tempi non sono andati via, Lupin forse può essere ancora così genuino e puro, forse lasciando proprio spazio a questo “nuovo” Lupin.
Nostalgia dell’effimero? Nostalgia di Lupin come è stato.
Ma come asserisce un misterioso personaggio fine conoscitore del ladro:
“Lupin non è nato Lupin, ce n’è voluto di tempo prima che Lupin diventasse Lupin”.
Intendendo con questa frase sibillina, che l’”essere Lupin” è un modo dell’esistenza, di concepire la vita, che può essere solo fonte di una maturazione personale dovuta a varie esperienze di vita.
“Nessuno sa chi fosse Lupin prima di diventare Lupin, non siamo sicuri neppure che si chiami davvero così”
Dice Lupin travestito da Zenigata alla giovane giornalista (ex fidanzata di Yasuo, il “nuovo” Lupin), su una cinquecento nuovo modello gialla (momento di restyling, momento di constatazione del tempo che passa).
E la pioggia che cade insistente e malinconica per tutto il film.
Questa ripresa di alcuni temi già presenti nel bello special televisivo del 2002 ( Episode 0) per la regia di Minoru Ohara, con il direttore delle animazioni che altro non era che Shigeyuki Miya, viene decuplicata in questo OAV, dove le riprese si soffermano su stanze insistentemente vuote, e corridoi in controluce abbandonati.
Il character design, fine, di novella generazione, malinconico il giusto, lo si deve al bravo Takayo Noshimura, già visto all’opera in ‘Byousoku 5 Centimeter – a chain of short stories about their distance’ terza opera del regista Makoto Shinkai, dove, peraltro, i sentimenti venivano rappresentati con questo malinconico taglio.
Lupin oltre che alla sua fida 500 gialla (di Miyazaki e Isao Takahata) di Dante Giacosa, guida la Mercedes Benz del 1928 (in una sequenza che riprende gli scketch di interruzione della pubblicità della seconda serie, dove si vede Lupin con la giacca rossa saltare in sella alla macchina e fuoriuscirne rovinosamente dall’altra parte).
Un Lupin infuriato, con la giacca verde invece, fa finire fuori strada la sua macchina e saltando dal finestrino con una ragazza parafrasa una cover, peraltro molto bella, dell’edizione dvd della prima serie, per l’esattezza la prima copertina.
Citazioni, malinconia, azione, questo è riuscito ad essere un OAV che si immette perfettamente (stravolgendola) in quarant’anni di animazione Lupiniana.
Davide Tarò di neo(N)eiga.