TRANSFORMERS, LA VENDETTA DEL CADUTO
: “MEGAN FOX’S BODY”.
Transfomers Revenge of the Fallen. Regia: Michael Bay. Sceneggiatura: Ehren Kruger, Roberto Orci, Alex Curtzman. Musica: Steve Jablonsky. Con: Shia Lebouf, Megan Fox, Jhon Turturro, Ramon Rodriguez. Animazioni: Digital Models and Simulation (Industrial Light e Magic). Lead Robot Illustration: Ben Procter. 150 minuti.
Che il corpo sia la linfa di cui si nutre l’acetato della pellicola, il film, che sia una delle sue più “vere” essenze, questo è fuor di dubbio .La pellicola è innanzitutto movimento di un corpo nello spazio, è fisicità, sensazioni trasmesse tramite lo sguardo, che però guarda un corpo, da lì non si scappa.
Ma questa pellicola esagera: troppi corpi, troppi simulacri di corpi, troppi corpi meccanici.
Incominciamo dai corpi meccanici, quelli dei transfomers, gli Autobot ( o Autorobots nella vecchia edizione italiana della serie animata degli anni ‘ 80 trasmessa dall’allora network EURO TV) e i Decepticons (o Distructors).
Bene, questi corpi meccanici in movimento non hanno personalità, sembrano tutti “uguali”, si fa fatica a cercare la differenza (in termini di rielaborazione del concept design) tra Megatron ed un suo sottoposto.
Addirittura tra Autobot e Decepticon non si riesce a volte a capire chi sia cosa, anche se i tratti più spigolosi e minacciosamente appuntiti dei secondi dovrebbero aiutare ( e i due differenti logo, provenienti dai cartoni, of course!).
I Transfomers eponimi del titolo insomma, non sono messi in primo piano come soggetto, non acquistano importanza come humus e peso degli avvenimenti, dovrebbe essere una storia su dei Robots che combattono sulla nostra terra una guerra che combattevano secoli prima sul loro pianeta natale distrutto Cybertron.
Invece è la storia di due innamorati adolescenti che incontrano questi robot.
Insomma, nell’economia della storia, i robot sono “incidentali”.
Per assurdo potrebbero non esserci, e potrebbero esserci dei meteoriti al loro posto, o, prechè no, il Godzilla di Roland Emmerich rielaborato dall’originale giapponese da quel mago del (re)concept design “fuffa” che è Agelopulos (vedere i tiepidini vampiri di ‘Io Sono leggenda’ per credere).
Insomma, la direzione dei concept artist è stata quella di non dare grande importanza e spessore artistico al design che dovrebbe differenziare un robot dall’altro.
E’ una direzione “senza anima” purtroppo, che è sempre più diffusa negli ultimi anni tra il gotha di questa categoria.
Sembra che abbiano solo lavorato sulla rielaborazione (peraltro carina) di Optimus Prime (o Commander) e Bubblebee (o Maggiolino, perché in effetti era un Maggiolino nella serie tv e non una ‘Camaro’ come nel film).
Il soggetto, e soprattutto la sceneggiatura, veleggia più alta del primo raffermo film, questo si, riuscendo a sfiorare alcune belle trovate tra il petting completo di corpi di adolescenti vogliosi e un robot Decepticons dalle fattezze (corpo?) di una ragazza sexy con annessa “slinguazzata” che vale la visione dell’intera pellicola, probabilmente dovuta al bravo Roberto Orci.
Corpi meccanicocarnali che si uniscono.
C’è una direzione in tutta la pellicola verso la ripresa (sicuramente non voluta cosciamente dal regista) nelle stesse inquadrature di Robot, Uomini, Statue antiche di altre civilità, e Gigantografie, tutti simulacri allo stesso modo di una forma mentale, di civiltà dell’immagine: “l’immagine finale di Optimus Prime accanto alla sfinge diventa così il manifesto di una poetica che vede la tecnologia accompagnare da sempre l’uomo”
Una “poetica” direzionata dalla bella sceneggiatura, più che altro.
Un corpo cinematografico, così lungamente cercato, evocato ed alla fine trovato.
Il film, in realtà, è un grido per un corpo, è una muta richiesta, è un desiderio inappagato.
Il corpo è arrivato.
“IL” corpo di MEGAN FOX.
Quello che non possono fare gli uomini, l’ha fatto Padreterno.
La Cgi, i concept designer, un regista, gli sceneggiatori.
NO, nessuno è riuscito a concepirla, solo Madre Natura ha saputo (e potuto) creare un corpo così perfetto (Megan Fox è oggi il corpo sensualmente estremizzato ed esclusivamente sessuale allo stato puro).
Madre, Fidanzatina pudica ma peperina con un look ammiccante, tigre padrona, donna e motori (robotizzati).
Canto le lodi del corpo meccanico, come un ‘Futurista’ fuori tempo massimo, il corpo incarnato nel cinema, così armonioso perché è raro vederne “usati/ripresi” in questo modo, per qualche strano capriccio del destino, è il corpo giusto nel film giusto.
Un capolavoro, il corpo perfetto per un certo tipo di cinema, anche artisticamente interessante (Jennifer’s Body di Karyn Kusama scritto dalla Diablo Cody vediamo se riescie ad arrivare nelle nostre assonnate sale italiche tutte da denuclearizzare il prima possibile)
LEI ( o LUI, Il Corpo) è l’attrattiva, LEI è i TRANSFORMERS, distrugge Optimus Prime con uno sguardo dei suoi occhi magnifici, anniente Megatron con un movimeno di gambe accavallate, è artefice della sconfitta del Caduto, scendendo gattonescamente dalla moto che stava “tatuando” (un bel corpo meccanico anche quello).
Qui, i concept designer servivano solo per fare la linea di giocattoli per ragazzi/bambini, ma non siamo in Giappone, ci vogliono anni di gavetta, si devono imparare i trucchi del Mecha Design, ed aggiungo io, bisogna anche esserci un po’ portati.
Però se si è cinefili, si può (deve) amare Megan Fox come icona, come corpo, come donna cinematografica.
Davide Tarò “Feat” Megan Fox’s cinematographic body .
p.s Il brano dei Linkin Park ‘New Divide”, è perfetto, si potrebbe dire che la (bella) musica dei comunque bravi ragazzi (tra cui un giapponese naturalizzato americano Mc Mike Shinoda) , è il corrispettivo musicale del corpo di Megan Fox per la pellicola.
La musica del gruppo è sempre stata molto attenta alla “superficie sonora”, gli arraggiamenti, sono molto simili ad un corpo sexy estetizzante ( esintetizzato) della musica.
1 Marco Toscano, Recensione del film, in Duellanti n° 54 Luglio/agosto 2009, pag 23, Les Enfant Publishing, srl, Milano 2009.
2 Federico Gironi, La Donna Esplosiva, in Duellanti n°54 Luglio/agosto 2009, pag 45, Les Enfant Publishing srl, Milano 2009.