LE CHEVALIER D’EON
Giappone serie di 24 episodi, animazione 2006/07.
Tratto dall’omonimo manga di Tow Ubukata.
Regia: Kazuhiko Furuhashi.
Character Design: Tomomi Ozaki.
Musiche: Michiru Oshima.
Animazioni: Production I.G.
Edito in Italia da Yamato Video.
Inedito in tv.
Che negli ultimi anni l’animazione giapponese si sia rivolta ad un certo tipo di romanzo storico europeo distorcendolo e cambiandolo nella forma (non nei contenuti) è un dato innegabile, ed interessantissime serie quali il nuovo Romeo X Juliet per la regia di Fumitoshi Oisaki, o ancora Il conte di Montecristo o Gankutsuo tutte dello studio Gonzo (altro studio da tenere d’occhio per gli anime di qualità) stanno lì a dimostrarlo.
La Production I.G nel 2006, grazie ai fondi del mai troppo lodato canale satellitare WOWOW (molti degli ultimi capolavori anime hanno visto la luce grazie a questa rete) va un po’ più in profondità, e non prende un romanzo storico, ma rende delle vicende e soprattutto dei personaggi realmente esistiti, un romanzo “popolarmente” storico.
La storia è tratta, molto liberamente, dall’omonimo bel manga di Tow Ubukata (edito dalla perugina Star Comics), già autore del bel Pilgrim Jager (edito in italia da Japop/Edizioni BD) e dell’inedito Mardock Scramble.
La storia nelle linee guida non cambia, ma nella forma si, eccome! Diventando, da un manga ben fatto ed un vero e proprio mix tra Sailor Moon (nei combattimenti) e fumetti gotici assai più adulti, ad una “recherche” poliziesco/soprannaturale formalmente ineccepibile ed animata nella Francia rivoluzionaria che sta lentamente cadendo nelle tenebre (non figurate, ma concrete, vere, assassine).
Nell’anima questa serie può essere davvero accostata a Versailles no Bara (Lady Oscar), la versione ovviamente animata, quella diretta da Osamu Dezaki, nei contenuti, nella fiammeggiante ricerca visiva e spirituale, anche per il personaggio storico del cavaliere D’Eon de Beaumont, realmente esistito, che sembra abbia ispirato l’autrice del manga originale Ryoko Ikeda per il personaggio androgino di Oscar.
Qui, molto acutamente e lugubremente, si gioca sulla inquietante somiglianza dell’efebo Eon con la sua defunta sorella Lia, che nell’anime sembra riuscire a possedere il corpo del fratello in determinate situazioni (combattimenti) per vendicarsi della sua morte e, soprattutto, cercare di salvare la Francia dall’Apocalisse nera ed esoterica che sta per travolgerla.
Il character design di Tomomi Ozaki, preso in prestito da Kurau Phantom Memory, anime purtroppo ancora inedito, ha quel qualcosa di fantasmatico, delicatamente lugubre e fine, regalando ai personaggi espressioni attonite, magiche, inesplicabili, fascinose che rasentano gli abissi dell’umano sentire, solo falsamente privo di sfumature disegnate.
L’anime vanta una completa riscrittura e ripensamento dei luoghi e delle situazioni drammatiche rispetto al pur bel manga.
Qui, il prodotto finale, va a fare del gotico a corte come si deve, seriamente, come un film o telefilm di tutto rispetto, la regia scorre placida come le acque della Senna, tra i canali di scolo, tra ponti ed arcate inquietanti, e poi impenna con le scene di combattimento, riprese mai immobili, ma mobilissime a fil di spade cangianti, come i combattimenti.
Un Seinen (in It. “Adulto” genere, sia manga che anime, pensato per un pubblico di giovani adulti ed adolescenti) molto diverso dagli altri, con un abile melange tra detective story, combattimento e serie d’ambiente, ma che è stato presentato in televisione con il formato cinematografico 16/9 e con il suono stereo 5.1, questo esempio è stato ampliamente seguito poi da altri Seinen anime molto interessanti quali Ergo Proxy della Manglobe e Ghost Hound (vedere omonimo articolo nel sito), sempre per Production I.G.
Davide Tarò di neo(N)eiga