BLACK LAGOON
Giappone, Animazione, 2006.
24 episodi.
Tratto dall’omonimo manga di Rei Hiroe.
Regia e sceneggiatura: Sunao Katabuchi.
Character design: Masanori Shino.
Mecha design: Masahiro Kimura.
Musica: Edison.
Animazioni: Madhouse
Edito da Panini Video.
Trasmesso da MTV Italia (2008).
Questa bella serie anime con la storia di moderni pirati e contrabbandieri del mare non è dedicata esplicitamente a chi ama ogni modello di armi e adora le imbarcazioni con fucili e lanciamissili (otaku militare?), il tutto con una dose fortissima di realismo ed azione.
O almeno, non solo.
Questa serie è per chi ama l’introspezione dei personaggi, di quella che non si riesce a fare più, siamo per intenderci, in pieno esistenzialismo, il movimento filosofico e letterario dell’inizio del ventesimo secolo, soprattutto attivo in Francia.
Fari di questo movimento furono Heidegger e Sartre, peraltro citati indirettamente nella serie, quando non direttamente, come nell’episodio 20, dove vediamo Yukio, un personaggio non di secondo piano, intento a leggere un libro del primo filosofo.
L’esistenzialismo è imperniato su un assioma: L’uomo si definisce per i suoi atti, di cui è pienamente responsabile.
Bene, tutti i personaggi, e la filosofia dell’anime stesso si basano su questo concetto.
Visivamente siamo dalle parti dell’estetica del noir/hard boiled Hongkongese, siamo dalle parti di Jhon Woo, Jhonnie To, Ronnie Yu, Ringo Lam.
Fateci caso, Mr. Chang piccolo boss locale che rivende armi come hobby, è preso dai lineamenti dell’attore (una volta) feticcio del cinema Hongkongese, Chow Yun Fat (A better tomorrow 3, The Killer, Hard Boiled, City on Fire).
Il tutto nell’oceano blu dei selvaggi Caraibi in pieno territorio dei mari cinesi.
E’ difficile non provare un brivido ed un moto di interesse (non solo fisico) per la scosciata, maschiamente sfacciata e letale Revy, ragazza sino americana, con le sue due grosse (virili attributi) Beretta 92F modificate, ed un passato terribile nei bassifondi neworkesi, che l’hanno resa l’essere letale che ora è.
Difficile non cercare di capire Rokuro Okajima, miserabile Salary man che viene allegramente sacrificato dalla ditta per cui lavora, e salvato indirettamente dai pirati, con cui, da un moto di ribellione e di desiderio di libertà, si unirà.
Le vie ordinate del Giappone, di Tokyo, contro i mari del sud, ricchi di quel “selvaggio” che al ragazzo è sempre mancato, selvaggio anche terribile, ma libero e non costretto da alcunchè.
Il regista Sunao Katabuchi è uno della vecchia guardia, uno discreto, educato, dotato signore che conosce molto bene i vecchi grandi dell’animazione giapponese.
I suoi mentori furono il geniale Yasuo Otsuka e i suoi allora giovani protetti Hayao Miyazaki e Sadao Tsukioka, regista quest’ultimo della prima serie anime prodotta dalla Toei Animation nel 1963: Ken, il ragazzo lupo (inedito in Italia).
Nel 1984 scrive la sceneggiatura e il soggetto di alcuni episodi della serie coprodotta con la Rai italiana, Il fiuto di Sherlock Holmes per la regia di Hayao Miyazaki.
Nel 1989 fa da aiuto regista sempre a Miyazaki per la deliziosa pellicola Kiki’s Delivery Service, diventa regista di Meiken Lassie una serie tv del 1996, è ancora regista per il suo primo lungometraggio animato: Princesse Arete del 2001, continua con lo storyboard della serie televisiva Arjuna sempre del 2001 e finisce (per ora) con questo Black Lagoon.
Collabora in maniera fattiva per il videogioco della Namco Ace Combat 4, dove in Europa è conosciuto meglio come Distant Thunder uscito nel 2002 per l’allora Playstation2, e per Advance, conosciuto come Rockman Zero per il Game Boy della Nintendo.
Katabuchi è un regista della vecchia guardia, solido, un grande artigiano, riescie a dare il meglio con metodo, accuratezza e passione, da un videogioco sino ad una serie anime tratta da un manga, il metodo non cambia.
L’omonimo manga era già comparso sulle pagine della rivista Sunday GX, e lì l’autore avrebbe voluto che rimanesse, Rei Hiroe non pensava ad una trasposizione animata ed era molto geloso della sua storia, ma appena visto il trattamento ed il risultato che Katabuchi era riuscito ad ottenere, volle partecipare immediatamente, entusiasta, al progetto, disegnando le copertine originali dei dvd giapponesi.
Il character designer Masanori Shino arriva dritto dritto dalla bella serie Gungrave, il suo tratto ordinato, pieno di dettagli, onestamente tondeggiante richiama quello originale di Hiroe, ma lo fa diventare più “adulto”, più “duro”.
L’accuratissimo apparato Mecha design si deve a Masahiro Kimura proveniente anch’esso da Gungrave.
Le musiche sono interiori, più rimuginate e pensanti che vera e propria action, e qui, Edison, dà il meglio, incarnando perfettamente una anima (forse la più importante) di Black Lagoon.
La sigla finale con la lenta camminata di Revy su una spiaggia deserta, mentre stanca, desiderosa di pace e redenzione si spoglia delle armi e dei suoi vestiti (divisa da battaglia), è bellissima, assai poetica e di una lucentezza etica senza paragoni, vale la serie.
Da vedere ed apprezzare come merita.
Davide Tarò di neo(N)eiga