STAR TREK, IL FUTURO HA INIZIO
Usa 2009
Regia: JJ. Abrams.
Sceneggiatura: Roberto Orci, Alex Kurtzman.
Direttore della fotografia: Daniel Mindel.
Montaggio: Maryann Brandon, Mary Jo Markey.
Musica: Michael Giachino.
Cast: Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana, Wynona Ryder, Jhon Cho, Anton Yelchin, Simon Pegg, Kal Urban, Zoe Saldana.
Durata: 126′
JJ. Abrams arriva dalla creazione e dalla produzione esecutiva di molti degli ultimi successi in televisione: Lost, Alias e Felicity, da copioni cinematografici di Armageddon, Amore per sempre e A proposito di Henry, ha debuttato alla regia con Mission Impossible III ed ha prodotto con molta lungimiranza il neorealismo della invasione fantascientifica : Cloverfield.
Cosa mai ha combinato con il granitico Star Trek?
Titolo storico, mitico, dove per “mitologia” al pari di Chris Carter per la scelta dei titoli di alcuni episodi di X-files, si intenda qualcosa che viene dal passato, sedimentato nella mente di tutti.
Abrams da prosaico uomo d’idee qual è, ha intravisto ben più di una potenzialità nel copione che circolava da un po’ di anni negli Universal Studios, il copione del trekker espertissimo e devotissimo Roberto Orci.
Un copione per molti versi rivoluzionario.
La pellicola andava alle origini dei personaggi della serie classica ma…
Stravolgeva tutto: James Tiberius Kirk, a differenza di come narrato nella serie classica, non conoscerà più suo padre, perché l’uomo morirà al momento della nascita del figlio, sempre il capitano, ligio alle regole anche nella giovinezza della serie classica qui è uno scavezzacollo in cerca del suo riscatto, senza parlare dei personaggi come Spock da giovane che bontà sua cede alle sue inclinazioni sessuali e diventa uno degli ultimi Vulcaniani sopravvissuti.
Cambiamenti terribili?
Empia irrispettosità nei confronti dei Trekkers?
NO.
Pura, semplice, cristallina conoscenza dell’universo trekkiano.
A fare bene attenzione (e una pellicola di Star Trek bisogna sempre vederla con attenzione) il soggetto parla di Nero, generale romulano del futuro, un futuro dove Romulos viene distrutta, pazzo di rabbia e furore per la perdita del suo mondo, e del suo disperato tentativo di ritornare nel passato per vendicarsi di chi ritiene responsabile del genoicidio della sua razza: Il dottor Spock.
Tornando nel passato, va a interferire con la prima missione del padre di Kirk, di quella missione che noi conosciamo con un esito ben differente, qui, per colpa dell’intervento casuale di Nero, finisce con la morte della madre (e del padre) e la nascita del figlio (già orfano) Tiberius, peraltro Coppolianamente rappresentato nel bel montaggio di Maryann Brandon e Mary Jo Markey, in cui tramite una fitta mitragliata di inquadrature alternate si vede una navetta di salvataggio espulsa dalla nave alla deriva un istante prima che esploda e la mamma morente che spinge fuori il futuro capitano Kirk, destini incrociati, mamme/astronavi.
A parte una piccola lezione di cinema inaspettata, quella che viene considerata la “continuity” storica, qui viene distrutta, la storia che conosciamo cambia radicalmente.
Sembrerà forse scontato dirlo, ma quello che accadrà da ora in avanti non si sarà MAI VISTO, perché facente parte di un “passato alternativo”, diverso da quello che è stato vissuto in tutti questi anni nell’universo Trekker…
Quaranta anni di storie che possono allegramente essere finiti in un buco nero dello spazio siderale.
Un nuovo Inizio con la I maiuscola…
I caratteri diversi dalla serie originale dei personaggi sono attribuiti molto argutamente al diverso continuum spazio temporale, ai danni che ha subito, alle mutazioni e quindi alle diverse esperienze che ognuno dei personaggi ha dovuto vivere a differenza della serie classica.
Abrams ha avuto l’accortezza di orchestrare un nuovo inizio con i motori a curvatura attivati al massimo.
Un nuovo inizio che lo è davvero, per la storia, per i trekkers, per il pubblico generalista.
E grazie alla causa più classica di tutte, pane per i denti di ogni trekkers: una mutazione nel continum spazio temporale.
Una pellicola che è insieme remake alternativo, un ritorno alle origini new look, new style ma con lo spirito della vecchia serie.
Travasare i contenuti di una serie televisiva in una pellicola, e ,prossimamente, in una serie di altre, non è cosa comune, non si è riusciti a farlo in questa maniera con lo stupendo X-files di Chris Carter, ma nemmeno con il Twin Peaks di David Lynch e Mark Frost…
Ci sarebbe da meditare molto sopra.
Ed intanto, Abrams riesce a (non) miscelare spavaldamente, sacrilegamente l’azione di uno Star Wars Lucasiano (almeno la prima trilogia) con lo spirito di Roddenberry, facendo diventare qualcosa di davvero diverso e (quasi) irriconoscibile quello che tutti (i trekkers) consideravano Star Trek.
Non è stata cosa da poco.
Giusta o sbagliata, solo il tempo ce lo dirà, e il cinema.
Spazio, ultima frontiera…
Davide Tarò