LA SEQUENZA MANCANTE DI SALÒ
Giovedì 28 maggio, ore 20, Cinema Lumière, la versione integrale dell’ultimo film di Pasolini
Una sequenza di Salò tagliata dalle versioni italiana e francese: l’Associazione Fondo Pasolini, che cura il ciclo Salò e altri inferni: matrici e filiazioni del capolavoro ‘maledetto’ di Pasolini, offre l’occasione di scoprire quel minuto sparito, grazie alla proiezione della copia integrale dell’ultimo film di Pasolini, in programma al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna giovedì 28 maggio alle ore 20. Introdurrà la proiezione Roberto Chiesi del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna.
Presentazione di Roberto Chiesi, Centro Studi – Archivio Pasolini della
Cineteca di Bologna:
“Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), l’ultimo film di Pier Paolo
Pasolini, uscito postumo, fu definito dall’autore “un mistero
medioevale”. Pasolini intendeva dire che ogni sequenza, ogni atto, ogni
momento del film alludeva ad altro, proprio come nei Misteri medioevali
ogni “quadro” rappresentato, evoca altro, una storia sacra o profana. La
grande complessità – e la violenza narrativa, quasi intollerabile – di
Salò nascondono numerosi segreti, situazioni cifrate, allusioni, appunto,
a ciò che Pasolini si rifiutava di raffigurare e mettere in scena
direttamente: il Presente, il degrado dell’Italia, ammorbata dalla
televisione e dallo sviluppo senza progresso.
Ma esiste un mistero supplementare che si cela in Salò, un piccolo
mistero non ancora chiarito: nelle copie del film distribuite in Gran
Bretagna, intorno al ’42, subito dopo la sequenza dello sposalizio
“coatto” di due vittime, un ragazzo e una ragazza, quando il Duca (Paolo
Bonacelli) caccia via gli astanti per procedere, con i suoi complici,
allo stupro dei due poveri sposini, ecco che in quel punto preciso c’è
una sequenza mancante nella versione italiana del film che conosciamo,
così come in quella francese (il film è una coproduzione italo-francese).
In questa breve sequenza, che dura meno di un minuto, il duca, prima di
chiudere la porta, recita con tono sarcastico e compiaciuto alcuni versi
di una poesia in tedesco e fa menzione anche del nome dell’autore:
Gottfried Benn. Il nome di Benn risuona sinistramente sul dettaglio degli
abiti nuziali che giacciono a terra, dopo che la “sposina” è stata
costretta a toglierseli.
Pasolini non amava Benn (lo definì un “sedicente mistificatore
schizofrenico nazista” che in realtà celava “un grande borghese
irreprensibile, homme de monde, reazionario”). Ma nell’aprile del 1973,
due anni prima di girare Salò, dedicò un’affilata recensione alle Poesie
statiche di Benn, che inizia con queste parole: “Gottfried Benn è stato
giustamente odiato da tutti. I soli ad odiarlo ingiustamente sono stati i
nazisti”.
Non è quindi difficile intuire perché Pasolini abbia messo in bocca ad
uno degli abietti protagonisti del suo film i versi di un poeta che
odiava. Ma il mistero risiede nell’esistenza di questa sequenza
esclusivamente nelle copie anglosassoni, laddove manca anche nella prima
copia (e nella relativa lista dialoghi) presentata alla commissione di
censura italiana nel novembre 1975, appena uscita dalla moviola”.
Salò e altri inferni: matrici e filiazioni del capolavoro ‘maledetto’ di
Pasolini
A cura dell’Associazione Fondo Pasolini di Bologna
Giovedì 28 maggio, ore 20, Cinema Lumière
Salò o le 120 giornate di Sodoma (Italia/1975) di Pier Paolo Pasolini
L’ultimo e postumo film di Pasolini è un ‘mistero medioevale’ di
raffinata crudeltà sul presente dell’omologazione, nascosto sotto le
maschere del fascismo repubblichino e del romanzo incompiuto di Sade.
Versione integrale, senza i tagli inflitti dalla censura nel 1977. A
seguire, una breve sequenza inedita contenente una citazione dal poeta
Gottfried Benn, “giustamente odiato da tutti. I soli ad odiarlo
ingiustamente sono stati i nazisti” (Pasolini).
Copia proveniente da CSC-Cineteca Nazionale
Introduce Roberto Chiesi
Ufficio Stampa:
Andrea Ravagnan
cinetecaufficiostampa2@comune.bologna.it
www.cinetecadibologna.it