CASSHERN SINS
Casseru Sins.
Serie, Giappone, 2008
Regia: Shigeyasu Yamauchi
Direzione della serie: Yasuko Kobayashi
Sceneggiatura: Yasuko Kobayashi
Storyboard: Shigeyasu Yamauchi
Musiche: Kaoru Wada
Creatore originale: Tatsuo Yoshida dalla omonima serie del 1972.
Character Design: Yoshihiko Umakoshi
Direttore delle animazioni: Yoshihiko Umakoshi
Che il personaggio di Casshern (o meglio conosciuto come Kyashan, nell’adattamento della prima versione animata italiana) fosse diventato una specie di “icona” per il Giappone, questo lo si era già capito da un pezzo.
“Icona” per dire qualcosa anche di laicamente ‘sacro’, seguendo la struttura sempre diversa ma sempre simile della storia (il ruolo di messia, di salvatore rivestito dal protagonista), i vari character designer delle varie versioni, anche diversissime, sul costato del protagonista hanno sempre disegnato tratti che ricordassero una iconografia vagamente “cristologica”, rivestendoci anche un significato particolare di senso e di tradizioni (1).
Insomma, per intenderci, Kyashan potrebbe essere avvicinato in occidente con un’altra icona della “fantascienza”, quell’ ‘Alien’ creato da Dan O’Bannon e disegnato da H.R Giger, ormai protagonista di cinque film diversissimi tra di loro.
Kyashan: tre le incarnazioni del personaggio che fino ad ora si erano potute godere, e tutte di altissimo livello.
La prima, l’originale, la serie del 1972, diretta da Nagayuki Torimi, per il character design del creatore Tatsuo Yoshida, anche presidente della casa produttrice della serie la Tatsunoko, e di un giovanissimo Yoshitaka Amano che diventerà poi un rinomato pittore, aveva una potenza visiva tutta sua, decisa e fine allo stesso tempo.
La seconda, una serie di OAV in 4 episodi del 1993, fu diretta da Hiroyuki Fukushima per il character design di un grande Yasuomi Umetsu allora sulla cresta dell’onda per vari remake delle serie classiche Tatsunoko (Polymar e Gatchman su tutte) e si intitolava ‘Kyashan Il Mito’, tutto l’apparato visivo si concetrò su un forte restyling, restituendo però una patina di pura devozione alle origini, mischiata ad una visione sottilmente algida e più squadrata e di enorme finezza del tratto disegnato.
Poi arriva il 2004, con il bel film live ‘Casshern’, intitolato in Italia Kyashan La rinascita, per la regia del dotato regista di videoclip Kazuo Kiriya, dove solo apparentemente l’attenzione della sceneggiatura si dirige verso un “aldilà”, di fatto e della visione cinematografica (2).
L’ “Aldilà” oltre che nel riuscito delicato ed equilibrato film live tra cgi, attori in carne ed ossa e silohuettes che si muovono nello schermo in Kyashan La rinascita, si ha, chi più chi meno, anche in tutte le altre incarnazioni.
ANCHE in questa, in modo molto diverso dalle altre.
La storia si svolge un centinaio di anni dopo le imprese di Kyashan che tutti conosciamo, ma non dobbiamo esserne così sicuri, i personaggi sibillinamente ne sono enormemente stravolti, rinominati, non c’entrano con l’iconografia a cui tutta una serie ci ha abituati.
Forse potrebbe essere un altro pianeta per quel che ne sappiamo.
In questo pianeta dominato dai robot, è arrivata la peste per i nuovi dominatori, chiamata ruggine, un terrore millenaristico ha assaltato le menti dei dominatori meccanici, nessuno aveva mai avuto a che fare con la “morte” intesa in questo modo.
Kyashan (Casshern) è un essere leggendario, una volta (forse) uomo, ora macchina, sembra immune dalla peste robotica del nuovo secolo, e sembra vagare immemore per questa sterminata vallata di lacrime ed acciaio, mentre tra i robot è nata una credenza apocalittica, chi si ciberà dell’acciaio di cui è fatto Kyashan potrà diventare immortale (cannibalismo meccanico?!), e perciò danno la caccia al ragazzo.
Tutto questo sarebbe già molto inquietante, ma si aggiunge, ad ogni opening di episodio, una terribile scena in cui Kyashan uccide una ragazza di nome Luna, che ,da quel poco che si capisce in quei pochi secondi, era la leader della resistenza umana, avvenimento, questo importantissimo e seminale (lo si può intuire dalla posizione iniziale ad ogni episodio) per tutti gli avvenimenti successivi, dalla amnesia dell’eroe (?) sino alla malattia mortale che falcidia i robot.
Sins, Peccati originali di cui è pregna questa nuova incarnazione, questa serie.
L’atmosfera, i dialoghi, i fondali sono disperati e disperanti davvero, una disperazione animata che non si vedeva da molto tempo, quel certo tipo di disperazione che era presente nella serie del 1972, un vero tour de force per gli animatori e sceneggiatori.
Shigeasu Yamauchi e Yasuko Kobayashi dirigono con polso fermo fatto d’acciaio (arrugginito?) una serie che ha moltissimi pregi, anche nella regia, veloce e precisa nelle scene d’azione, profondamente descrittiva e con frammenti che vengono ricollegati con sopraffina coscienza cinematografica.
La cura nelle scene d’azione è qualcosa di fatidico, e molto proviene già dal passato di Yamauchi, soprattutto dalla bella serie dei cavalieri di Atena.
Il regista proviene già da lavori come curatore dello storyboard e della regia per il 49° episodio di Blood+, curatore degli storyboard per il 4° oav di Crying Freeman e il 16° episodio di Cowboy Bebop, curatore degli storyboard e della regia di molti episodi della serie Saint Seya (I cavalieri dello zodiaco), per cui ha curato anche i cinque capitoli cinematografici.
Il character design di Yoshihiko Yumakoshi (Mushishi, Berserk e animatore chiave per Full Metal Alchemist) è la vera sorpresa, pugno nello stomaco, di questa nuova versione di Kyashan, snello, androgino, tondeggiante e enormemente plastico ricorda più quello storico di Shingo Araki e Michi Himeno nei Saint Seya ( eredità che segue il regista?) che quello di impostazione classica di Tatsuo Yoshida e Yoshitaka Amano.
E la cosa più incredibile è che, con il passare degli episodi, funziona a meraviglia.
Le musiche curate da Kaoru Wada (Hakaba no Kitaro, Battle Angel Alita Oav) sono di una malinconia senza fine, potenti, ma di una tristezza “portatrice sana”, aperta in pochissimi spiragli ad una lucente preziosa e potentissima speranza, sentire per credere Aoi Kage cantata da Masanori Sera, o la finale Sky interpretata da Nami Miyahara (Janice).
Una ultima curiosità per i fan puri e crudi della prima ora: non temiate, il cane robot Flander è ben presente ed è caratterizzato molto bene, dopo la “delusione” del bellissimo film di Kiriya, dove l’animale diventava un cane nero qualunque ma di una enorme portata concettuale e stilistica, tanto da far scrivere che quella presenza avvicinava in maniera “pericolosa” il film alla poetica di Tarkoskij (3), ma che non salvò la pellicola da critiche anche troppo severe.
1)Davide Tarò, Kyashan World:Il Rifacimento di un Mito, negli extra del 7° dvd di Kyashan il ragazzo androide, Dynit, Bologna 2005.
2)Davide Tarò, neo(N)eiga, Kyashan La rinascita di un Mito in ‘Anteprima Kyashan La Rinascita, negli extra del 6° dvd di Kyashan il ragazzo androide, Dynit, Bologna 2005.
3)Davide Tarò, Giappone 2004: Casshern o del cinema dei “padri” e degli “avi”, in neo(N)eiga il portale italiano del cinema giapponese contemporaneo http://www.neoneiga.it/archivio.php/analisi/casshern/
Davide Tarò di neo(N)eiga