EVANGELION: 1.0 YOU ARE (NOT) ALONE
Evangelion Shin Gekijoban: Jo.
Giappone, 2007.
Regia, soggetto : Hideaki Anno (dalla omonima serie televisiva del 1995)
Character Design: Yoshiyuki Sadamoto.
Musiche: Shiro Sagisu.
Animazioni: Gainax, Studio Khara.
Durata: 98 Minuti.
(Hideaki) Anno 2007.
Dodici anni dopo il primo impatto di un pugno secco in pieno addome sull’arcipelago, una serie che smontava e ricreava divinamente i topos di un genere, ma soprattutto “elevava” a cinema la serialità televisiva animata giapponese, un po’ come Twin Peaks e X-Files qualche anno prima fecero per la serialità mainstream americana (1), o come avrebbe poi scritto Stefano Gariglio, fu l’inizio di una nuova era per l’animazione televisiva giapponese, la cossiddetta onda N.A.S (Nuova Animazione Seriale) (2), la Gainax e Hideaki Anno ci riprovano, la prima rinominandosi per l’occasione Studio Khara, e il secondo, ormai molto cresciuto da quei brevi anni selvaggi, ormai sposato con Moyoko Anno, nota mangaka pubblicata anche in Italia, che vuole però ancora dire la sua.
In ogni modo la si voglia mettere, questa serie nessuno la voleva produrre perché aveva robot invendibili: esili, inquietanti e con tratti vagamente femminei, voluti fortemente così da Anno e dal mecha designer Ikuto Yamashita, si presentavano al pubblico con un colore viola ( poco appetibile per le case di giocattoli che dovevano poi trarne dei modellini da vendere), e con una mancanza di fondi cronica dovette chiudersi di fretta e furia, durante la prima trasmissione, a tardissima notte in sordina, con il 26° episodio, ma con i fondi inesorabilmente tagliati già dopo la ventesima puntata (ormai epici i modi della regia di Anno con la storia che diventa “metatestuale” (3), per far andare avanti, il più possibile, al risparmio di disegni ,l’anime).
Malattia mortale e… poi ?
E poi, l’inaspettato successo, grande, inarrestabile, trasversale.
Prima un piccolo gruppo di adepti fedelissimi, gli otaku, al quale questo prodotto era dedicato con tutto il cuore.
Ragazzi chiusi in sé stessi, che non riescono ad aprirsi al mondo, rimanendo serrati nelle loro camerette, a guardare animazione, leggere manga, giocare a role playin game o altro.
Poi, la gente comune, gente che l’animazione non la seguiva, ma che erano stati rapiti dalla storia complessa, ricercata, misteriosa e mistica, e la profonda veridicità delle scene d’azione, di combattimento e del mecha design, la costruzione dei modelli meccanici, insomma, un po’ per tutti i gusti e palati (fini).
E poi, con la fine, l’insoddisfazione di molti dei fan: la fine non spiega niente, sono solo scarabocchi abbozzati su una tavolozza di colori, la storia non procede, tutto si sviluppa in una sorta di teatrino/memoria di Shinji Ikari, il ragazzo protagonista.
Allora, nel 1997/98 si sfornano due film per accontentare i fan più intransigenti, uno di montaggio che racchiude (tagliata di molto) tutta la serie intitolato Death and Rebirth, il secondo, dal titolo molto chiaro The end of Eva contenente il finale alternativo, disegnato e sviluppato tecnicamente con cura e con dispendio di mezzi questa volta, che (quasi) tutti ricercavano: morte e distruzione.
Ma non era questo a cui mirava Anno, con la sua ricerca formale ed esistenziale molto più fine, discreta, timida e speranzosa.
Non è peregrino affermare che Neon Genesis Evangelion (la serie del 1995) fosse quello di cui Anno avesse bisogno in quel periodo, e rispetta profondamente il suo modo di essere.
La dedica di fine serie, quella più genuina e non rimaneggiata con i due film successivi, recitava non a caso: A TUTTI I CHILDREN, dove children rappresentava sia il nome in codice con cui i ragazzi pilotano gli Eva, sia il nome inglese che sta per ‘ragazzi’.
Anno, era un timido, complessato, anelante amore, ragazzo come loro, come gli otaku, come Shinji Ikari.
Nel 2007, la situazione è diversa, tutto è mutato, invecchiato, maturato.
Il tempo (finalmente) è venuto.
Ecco la TERZA incarnazione di EVANGELION.
In 98 minuti, la storia procede, senza particolari scossoni, sino all’episodio Battaglia decisiva a Neo Tokyo 3 ( Rei II), il sesto per chi si ricorda la serie televisiva.
Il film non è esattamente una pellicola di montaggio, tutto è stato ritoccato, abbellito, i fondali, i colori, alcune scene sono state completamente ridisegnate, il character design dei personaggi di Sadamoto è rimasto nella sua essenza, non completamente però, difatti alcune scene sono state visibilmente ridisegnate con molti dettagli in più come linee di ombre ed espressioni della bocca, soprattutto in alcuni primi piani di Shinji Ikari.
Sul versante tecnico sono avvenuti i cambiamenti più visibili ( e migliori), il design di certi angeli, come Ramiel, è stato ricomposto in poligoni 3d estremamente mobili, in modo da suggerire l’estrema versatilità della creatura ma nello stesso tempo non essere troppo lineari o semplicistici, oppure per l’angelo Samsiel, dove si è ritoccata la sua epidermide con piccole appendici che danno un’idea di scaglie inquietanti ed organiche, o ancora tutto l’apparato tecnico del suono, come l’uscita dei palazzi dalle profondità della terra, di Neo Tokyo 3 dove riesce ad essere evocata la magnificenza e la grandezza, o l’uscita dell’Eva 01, estremamente più elaborata e circondata da macchinari, ognuno avente la sua piccola ed essenziale funzione (in piena filosofia Eva).
Sul versante narrativo, invece, si notano i cambiamenti ESSENZIALI.
Per ESSENZIALI, si intenda qui quei cambiamenti che mutano inesorabilmente una delle anime di Eva.
La sottigliezza ed imperscrutabilità dei personaggi (cosa molto giapponese).
Innanzitutto, la sceneggiatura nelle linee guida segue la storia della serie, ma gli interstizi, le zone d’ombra che si venivano a creare, tra personaggi, sui personaggi, qui vengono smussate ad arte, il “non detto” di molti discorsi, qui viene meticolosamente ricostruito, e se non proprio detto, almeno percepito, fatto intendere.
Tutto quello che in qualche modo “rendeva NAS” la serie di Eva, qui è meticolosamente fatto sparire, probabilmente per esigenze di tempo, ma il risveglio in ospedale di Shinji, dopo il primo scontro devastante con l’angelo, è capitale della filosofia di questo nuovo Eva, e merita un approfondimento.
Nella serie televisiva, tra la fine del primo episodio L’attacco dell’angelo (Angel Attack) e l’inizio del secondo Soffitti sconosciuti (The Beast) c’era un capolavoro di montaggio, che nella nuova pellicola è stato ridimensionato se non annullato.
Prima siamo direttamente nel campo di battaglia, con Shinji a bordo dell’EVA01, buttato lì, da suo padre che stranamente è fiducioso in qualcosa, il ragazzo non ha la minima idea di come pilotare l’inquietante robot, l’angelo si avvicina minaccioso e lo attacca senza remore, con attacchi potentissimi, è un massacro, l’EVA01 subisce pesantemente, l’ultima scena che vediamo è un colpo, probabilmente mortale, inferto alla carcassa dell’EVA, po brusco cambio scena.
L’inquadratura, il set cambia drasticamente, anche il tempo, vediamo i resti della battaglia, vediamo L’angelo morto, e la testa dell’EVA che viene trasportata dalla Nerv per essere ricomposta sul corpo, lo scontro è finito, supponiamo con vincitore (malridotto) l’EVA.
Altro cambio di inquadratura, un soffitto, un soffitto sconosciuto, è la prima cosa che Shinji Ikari, risvegliatosi in ospedale, vede, non ricorda come è capitato lì.
Solo dopo qualche altra scena del secondo episodio, la memoria ritornerà, e noi spettatori, magicamente, ritorneremo, in diretta, a quei momenti tagliati, per vedere cosa è successo davvero all’EVA e all’angelo in quel tempo che il montaggio così genialmente, ha dilatato e spostato più avanti nella diegesi del racconto.
Bene, tutto questo, nella pellicola non succede, l’andamento diventa lineare, lo scontro procede senza particolari scossoni di lettura spettatoriale, il visionante lo vede linearmente dall’inizio alla fine.
Tutto questo non è per forza negativo, ma è un dato di fatto, questa nuova incarnazione di EVA, stando a questo primo capitolo, è diventata più semplice, di lineare lettura, per non scoraggiare i neofiti.
Soltanto alla fine dei 98 minuti c’è una rivelazione (abbastanza) importante e nuova.
Per il 25 luglio nelle sale giapponesi è prevista l’uscita del secondo capitolo: EVANGELION 2.0: YOU CAN (NOT) ADVANCE.
Altri due capitoli sono previsti nella prossima annata, e dovrebbero ricoprire la storia di EVA aggiungendo a sorpresa, elementi e finali nuovi di zecca.
Il gusto per i titoli è di matrice “Anniana”, traspare una duplicità metaforica e significante delle cose, soprattutto nel primo bellissimo titolo, anche di speranza.
(non) sei solo.
Il film, per l’occasione, è stato proiettato nei cinema in occidente in Inghilterra ed in Francia.
Per la Francia si è trattato di una distribuzione solo metropolitana e non in provincia, con 35 copie di cui 1 sola in 35 mm, le altre in alta definizione con proiezione digitale.
In Italia è già uscito in home video, ampliamente in anticipo sull’occidente, per la meritoria Dynit, con un cofanetto andato già fuori catalogo e con una edizione standard a due dischi che dovrebbe essere uscita in marzo, ma non si è minimamente parlato (purtroppo) di una uscita nel buio delle sale della nostra penisola.
Peccato.
1)Jappopers (Gianluca Feroldi, Stefano Gariglio, Davide Tarò), NUOVO CINEMA GIAPPONESE: ANIME DEVIATE, in Effettonotte On line: http://www.effettonotteonline.com/news/index.php?option=com_content&task=view&id=498&Itemid=23
2) Stefano Gariglio, Per una definizione della Nuova Animazione Seriale, in ANIME Storia dell’animazione giapponese 1984-2007, a cura di Andrea Fontana e Davide Tarò, Edizioni il Foglio.
3) Davide Tarò, La NAS, Nuova Animazione Seriale, in opera già citata.
Davide Tarò di neo(N)eiga.