Il cane giallo della mongolia
Negli spazi delle lande mongole si ambienta la storia della famiglia nomade (esistente realmente, n.d.r.) dei Batchuluun che vive di pastorizia: padre, madre e tre figli. A far da protagonista è la primogenita di sei anni, Nansal, che un giorno, per caso, incontra un cucciolo di cane, nascosto in una grotta.
La vicenda, stando ai titoli di testa, è ispirata ad un’antica leggenda locale, che verrà raccontata a Nansal da un’anziana del posto e da, appunto, il nome al film.
L’ambientazione, il clima e il ritmo del racconto, ricordano il recente “cammello bianco che piange”, ma non hanno assolutamente lo stesso mordente e la pellicola appare molto meno strutturata nella sua costruzione di racconto filmico. A tratti, sembra quasi che non ci sia una vera è propria storia da raccontare e che il merito del film sia solo quello di esser riuscito a creare un set in un ambiente tanto ostile quanto affascinante.