STAR WARS Episodio III – La rivincita dei Sith

Scritto e diretto da George Lucas
Con Ewan McGregor, Natalie Portman, Hayden Christensen, Ian McDiarmid
2005

La saga arriva finalmente alla fine e ci costringe a ripensare un pò tutto, comprese le forse affrettate considerazioni fatte sui due episodi precedenti. Ora che tutto è finito possiamo dirlo: gli episodi uno e due sono stati anche per i fan più accaniti piuttosto deludenti per varie ragioni. Innanzitutto per l’improvvisa irruzione sullo schermo di una computer grafica alla quale non eravamo abituati, stupenda di per sè ma che ha fatto storcere il naso a chi era cresciuto con i modellini di astronavi e i pupazzetti di svariate dimensioni. E poi – e questa è la colpa maggiore – per una serie di personaggi e di interpreti che, diciamoci la verità, in quanto a carisma scomparivano letteralmente a confronto con i loro predecessori. Episodio uno è vissuto soprattutto sull’entusiasmo innegabile per un nuovo capitolo della saga, ma il secondo con il noiosissimo racconto della storia d’amore tra due personaggi assolutamente privi del senso d’ironia di un Luke o di una Leia è stato davvero una dura prova per chi aveva ancora negli occhi l’esplosione della Morte Nera.

Questo terzo e forse ultimo episodio ha sicuramente dalla sua il fatto che rappresenta il punto di collegamento tra le nuove storie e le vecchie, suscitando fin dalle prime immagini la simpatia dei cultori: finalmente dopo anni bui di ultratecnologia le astronavi incominciano ad assomigliare ai vecchi caccia ed incrociatori della antica e gloriosa serie. Per non parlare delle divise di buoni e cattivi che se inizialmente tendono a ricordare quelle a cui eravamo abituati, nelle ultime immagini dl film dventano finalmente – nel tripudio generale degli spettatori in sala – proprio quelle dei vecchi e sfigati soldati semplici dell’impero: una meraviglia di moda fantascientifica anni settanta, diventata così famigliare da regalarci un improvviso respiro di sollievo e di soddisfazione.

Ma non è tuto qui. Anzi. La verità è che questo terzo episodio è davvero bello, perchè non va verso i vecchi soltanto nella scelta delle divise o delle scenografie, ma lo fa anche e finalmente nella storia e nei personaggi. Anakin, dopo due episodi di antipatia pura, si presenta umano e debole, in preda al dubbio e alla sofferenza, credibile fino alla fine nel suo drammaticamente epico passaggio al lato oscuro. Ugualmente il piatto Obi Wan diventa così convincente nel suo dolore da ricordare l’indimenticabile se stesso vecchio. Yoda, purtroppo ancora diviso tra computer grafica e la sua vera origine di pupazzetto animato, torna a fare una tenerezza infinita in alcuni momenti commoventi in cui si vorrebbe essere lì per poterlo abbracciare. Ma il vero trionfatore di questo episodio, e con esso di questa prima parte di saga, è il vecchio bastardo Palpatine, alias l’imperatore alias Ian McDiarmid, un personaggio shakespeariano perfetto, interpretato da un attore shakespeariano che lo rende vivo, terribile, inquietante. Dall’inizio alla fine del film, in tre incontri chiave, rende il giovane ed inesperto Anakin suo schiavo gabbandolo con una maestria assolutamente malvagia e convincente. Merito di un interprete eccezionale ma anche, probabilente, di una maggiore cura nei dialoghi da parte di George Lucas che nei due precedenti episodi certo non aveva brillato come sceneggiatore (e che comunque, anche in questo caso, continua a mantenersi su di un livello piuttosto scadente quando si tratta di dialoghi d’amore tra Anakin e Padme).

E poi – sarebbe stupido non ammetterlo – se anche il film ha delle debolezze e delle imperfezioni, tutto viene dimenticato tra le lacrime nella terribile sequenza della strage degli jedi e soprattutto nel finale, quando la maschera nera cala per sempre sulla faccia di Anakin/Darth e i due soli si alzano nel cielo.

Consiglio vivamente la visione del film in versione originale per apprezzare le grandiosi doti di Ian McDiarmid, martoriato dall’ormai sempre peggiore doppiaggio italiano colpevole tra l’altro anche di un missaggio imbarazzante.

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