Volevo solo dormirle addosso
marco pressi e san precario
Qualche anno fa ho visto “Il caricatore” di Eugenio Cappuccio, e mi era sembrato un film geniale, scombinato e frenetico. Il film non si riesce a fare perché manca sempre un caricatore, una pellicola, un po’ di materia prima, insomma danari risorse. E così in certi momenti l’immagine si deteriorava, la pellicola si bruciacchiava negli angoli perché era finito lo spezzone di pellicola disponibile.
Il Caricatore è l’annuncio di Cappuccio.
“Volevo solo dormirle addosso” è una prova matura e divertentissima, intelligente, spiritosa.
Marco Pressi (Giorgio Pasotti, bravissimo come tutti gli attori in questo film che non sembra neanche italiano) è un manager trentenne che fa il formatore, il motivatore, smagliante leccapiatti della new economy. Poi le vendite crollano. E allora Marco Pressi deve fare il licenziatore, il becchino, il killer.
Non si vede mai il sole in questo film.
Il sindacalista è l’unico che fuma sigarette e visibilmetne non sa che cazzo fare. Che c’entra il sindacato. Qui si ammazza la gente con un colpo alla nuca, perché questo è il mercato del lavoro.
Marco Pressi è l’uomo dell’epoca power point, dominato da automatismi linguistici.
Ti stimo molto dice agli impiegati da motivare, poi al poveraccio che sta per essere licenziato, poi alla segretaria, e anche alla mamma, alla fine della telefonata.
Cercare parole per dire qualcosa richiede tempo di cui Marco Pressi non dispone. Meglio usare le formule prestampate.
Marco Pressi è intrappolato da automatismi linguistici. Il suo sorriso tirato è un automatismo comunicativo.
E’ stato programmato da Freccero per parlare così per sorridere così per muoversi così.
Anche Freccero è simpaticissimo, fa la parodia di se stesso segato da un padrone onnipotente e innominabile.
Se Il portaborse interpretò tangentopoli alla vigilia del crollo, il film di Cappuccio fotografa la fase psicopatica del capitalismo alla vigilia del suo impazzimento.
Non c’è tempo per pensare, non c’è tempo per parlare non c’è tempo per vivere, l’unica cosa che posso fare è dormirti addosso, scusami, al momento è così. Al momento? E poi?
La sua fidanzata si prova scarpe bizzarrissime in una botique di via montenapoleone, e gli dice: io voglio amare e voglio vivere. Ma è difficile crederle.
Poi Marco Pressi trova (forse) la porta d’uscita dal mondo psicopatico per il quale era stato programmato. E finalmente incontra San Precario.
bifo@rekombinant.org
(tratto dalla mailinglist)
NEUROGREEN
ecologia mentale, attivismo sociale
X sovvertire l’europa zerozero
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