L’ alba dei morti viventi
Regia: Zack Snyder
Sito ufficiale: www.dawnofthedeadmovie.net
Sito italiano: www.aliveinside.it
Cast: Sarah Polley, Ving Rhames, Jake Weber, Mekhi Phifer, Ty Burrell
Produzione: Marc Abraham, Eric Newman, Richard P. Rubinstein
Distribuzione: Uip
Remake di un film che Romero consegnò al Cinema e divenne oggetto di culto, parlo di Zombie e vi marcirà la faccia se non l’avete visto.
Stavolta le cose son cambiate.
L’epidemia ha inizio senza troppo rumore e viene incautamente ignorata dalla nostra infermierina protagonista, i quindici minuti che ne susseguono sono veramente efficaci: tesi, ben curati, l’inquadratura si sbilancia tra il videogioco e la soggettiva e ne rende un effetto ulteriore.
Sei in quell’auto,cazzo, mentre alle prime luci del mattino per le strade corrono persone (son ancora tali?) in preda al panico o al delirio e le automobili si schiantano contro le villette del circondario (sta succedendo.. o è già successo?.. ).
La parte più bella di tutto il film, e devo dirlo, l’unica purtroppo.
Poi la nostra infermierina incontra Marcellus Wallace, che fa il polizziotto coriaceo col fucile, subito dopo arrivano anche l’amico di Eminem (8Mile) con la fidanzata bianca ovviamente incinta e insofferente.
Si riparano nel supermercato dove la sicurezza, un gruppo di bianchi armati, tanto per rimanere sul multietnico, li assoggetta con la forza, ma grazie al vigilantes buono, pronto a tradire i suoi compari, vengon liberati e prendono il controllo dell’edificio.
Poi ne fanno un centro di raccolta superstiti, e qui sbocciano i conflitti stile mio-padre-è-stato-morso-ma-non-possiamo-ammazzarlo oppure anche-mia-moglie-ma-io-la-amo-ed-è-incinta, e il cast si sfoltisce, i bianchi e gli antipatici detengono di nuovo la maggioranza.
Piacevoli qua e là i cammei dei personaggi dell’originale e di altri volti noti, che azzeccatissimi rafforzano una malinconia che un po’ tutto permea.
Alla fine la fuga e l’inaspettato (ne siamo certi?) finale, parecchio apprezzato, in mancanza d’altro.
Gli anni son passati e le atmosfere non son più quelle di prima, lo si sente che la paura , a parte l’inizio, non è poi così reale, c’è una dimensione di compiacimento, nel giocar ad un gioco dove si ha già vinto, molto palpabile.
S’è ne parlato come un omaggio per introdurre la mitologia zombie alle nuove generazioni,e viceversa, ma forse era solo il clame ben riuscito di un lancio commerciale.
Di certo, noi che abbiam appreso da Dylan Dog e dalla videoteca e che portiam rispetto al culto anche senza troppo venerarlo, rimaniam un po’ distaccati ad uno spettacolo simile.
Gongoliamo un pochino quando una motosega sfuggita di mano attraversa il petto della topina di turno inaspettatamente, ripensiamo con incanto a quando il saper l’utilizzo di vere interiora nelle scene splatter ci accendeva giovani entusiasmi e i morti che camminano parevan morti per davvero.
Perdibile