Underworld (2003)

Regia: Len Wiseman
Attori: Kate Beckinsale, Scott Speedman, Michael Sheen, Shane Brolly, Bill Nighy, Sophia Myles
Soggetto: Kevin Grevioux, Danny McBride, Len Wiseman
Sceneggiatura: Danny McBride
Montaggio: Martin Hunter
Fotografia: Tony Pierce-Roberts
Scenografia: Bruton Jones

Cosa si potrebbe dire di un film che narra, detto in poche parole, di una guerra tra vampiri e licantropi? Forse è la domanda ad essere posta in modo errato? E poi perché parteggiare per una stirpe o l’altra?
…Allora diciamo che questo film può essere visto in due modi. Il primo modo è quella della guerra tra vampiri, guidati da Kraven (capo con ideali poco chiari), e i licantropi, guidati da Lucian. Il secondo è quello di seguire l’intrigo che c’è dietro e la vera storia dei due protagonisti e della stirpe.

Selene (Kate Beckinsale) in una caccia ai licantropi scopre che gli avversari stanno dando la caccia ad un umano di nome Michael: “perché?”.
I due protagonisti, Selene e Michael, si ritrovano ad essere legati, scomodando Romeo e Giulietta, e cercano la via per la verità sulla storia.
La città di Budapest offre la possibilità di ambientazioni gotiche e oscure che sono ottime per la storia: le galleria, i sotterranei e i fabbricati abbandonati. I costumi di pelle e vinile della protagonista sanno un po’ troppo di “immaginario alla Matrix” (poteva essere evitato), mentre il film riprende lo stile di “Il Corvo” o “Blade” (giusta stilizzazione fumettistica)… in più c’è anche una citazione di Bladerunner: “è tempo di morire”.
Certo, le incongruenze non mancano: perché un licantropo dovrebbe disinfettare il braccio di un umano prima di fargli un’iniezione? Perché un vampiro dovrebbe affrontare un licantropo utilizzando due fruste?
Il capo dei licantropi tiene gli occhi un po’ troppo spalancati nelle prime scene, la voce off non è giustificata (tranne che nel finale per dar vita ad un seguito (?))… ma, nonostante questo ed una prima parte un po’ troppo lunga, il film è godibile, ma sarebbe stato migliore con qualche minuto e (forse) qualche pallottola in meno.

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