Primo amore
di Matteo Garrone
Garrone (regista) incontra Vitaliano Trevisan (scrittore) e nasce l’idea di un film tratto dal suo romanzo “il cacciatore di anoressiche” una storia vera.
Uno scultore ossessionato dalla magrezza della sua donna ideale è intenzionato a scolpirne una da cui è attratto per la sua testa.
Lei è incapace di uscire dal senso di protezione che lui le offre.
Interpretato dallo stesso scrittore, che ha sicuramente il fisique du role, risente di una sua incolpevole mancanza di mestiere nella recitazione.
Spesso con le mani in tasca, fisicamente inespressivo, con una voce spesso strozzata, diminuisce la bellezza di una pellicola sicuramente notevole.
Nell’indimenticabile “L’imbalsamatore” c’era un certo Ernesto Mahieux (David di Donatello 2003 come migliore attore) che metteva tutto quello che il giovane protagonista toglieva.
Qui ciò non accade, non c’è lo stesso riequilibrio, anche se va sottolineata l’eccellente prova di Michela Cescon.
Durante la proiezione alla Berlinale 2004 molti spettatori se ne sono andati, alla fine quelche fischio e pochi indecisi applausi.
Troppa presunzione del regista nelle sue capacità di nascondere le mancanze del protagonista o troppa fiducia nella forza della storia?
Come mi ha fatto notare Beppe, la voglia di modificare il nostro amato/a tout court al di là del fisico viene qui trasposta in una situazione estrema facendoci sentire tutti colpevoli.
Come un Von Thrier italiano il nostro Garrone sperimenta un nuovo linguaggio cinematografico.