Swimming Pool

Paese: Francia 2003
Regia: François Ozon
Attori: Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Mark Fayolle, Charles Dance.
Soggetto/sceneggiatura: F. Ozon, Emmanuèle Bernheim
Fotografia: Yorick Le Saux
Montaggio: Monica Coleman

Ozon, reduce dal successo dei film precedenti, ritorna confermando la sua via preferenziale delle donne come protagoniste.
Una scrittrice, Sarah Norton (interpretata da Charlotte Rampling, che manifesta le sue capacità da attrice sin da subito), si trasferisce da Londra in una cittadina di campagna in Francia, nella casa del suo editore (con il quale i rapporti non sembrano molto chiari) e qui vorrebbe provare a scrivere qualcosa di nuovo.

Arrivata nella casa, Sarah, cerca di adattarsi ed organizzarsi ma, trovato l’equilibrio, questo viene spezzato dall’arrivo della figlia dell’editore, Julie (Ludivine Sagnier): sensuale ed esageratamente libera e trasgressiva. Da qui partono una serie di tensioni/attrazioni (forse cerca di citare “Persona”?) tra le due donne, per i comportamenti della giovane che disturbano il lavoro della scrittrice, ma che finiscono per ispirare questa, che pare abbandonare l’inizio del primo romanzo per crearne uno nuovo. Così una serie di personaggi si affacciano e attraversano la casa, quasi tutti uomini e amanti di Julie.
Verso metà Sarah cerca e riesce a ricucire lo strappo iniziale e ad avvicinarsi a Julie, divenendo complici, e qui la bellezza della più giovane viene un po’ oscurata, mentre l’aspetto impacciato e curvo della “vecchia” (come la chiama Julie) sparisce lasciando una Charlotte Rampling più sicura e capace di “spogliarsi”… con le due donne che si avvicinano una all’altra e un po’ si confondono… mentre la piscina fa da sfondo agli accoppiamenti di Julie e allo sguardo di Sarah.

Con l’editore irrintracciabile (al tempo dei telefoni mobili!), con troppi accenni a misteri non chiariti e non utili alla struttura del film: come la cicatrice sulla pancia di Julie, la vera fine della madre, il cameriere che appare in piedi davanti a Julie sdraiata sul bordo piscina (un sogno?); l’importanza di frasi come: “non mi piacciono le piscine” che pare nascondere qualcosa (ed invece?)… e qualche lungaggine evitabile che non ci spinge ad aspettare la verità finale, un po’ contorta e con l’evidente necessità di un colpo di scena e che porta il film ad essere piacevole ma troppo celebrale.

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