Dogville

Di Lars Von Trier
Con Nichole Kidman

Religioso, sacrale come il freddo che spira sulla rocca su cui Dogville è stata disegnata.
Come estranei attraversiamo questo palco beckettiano a cui il Cinema fa da spettatore, e ci aggrappiamo ad osservare un linguaggio non ancora sperimentato, ma dogmatico, forse per non precipitare nella gola che si apre verso l’inferno.

Una donna impellicciata e con la pelle chiara come alabastro fugge nella notte fredda, varcando le bianche linee di Dogville, cercando rifugio.
Un uomo,il filosofo, le offre aiuto, riparo, rassicurandola che anche la sua piccola comunità sarà pronta a farlo se lei se ne dimostrerà meritevole.
E’ così che La Grazia giunge tra gli uomini e viene messa alla prova, a dura prova.
Grace,La Grazia.
Tom , come Tom Sawyer, che a lungo ha richiesto un dono che illumini una cittadina incapace di accettare atro all’infuori di sè e di comprendere i propri errori.
Quel che si profila è il ritratto dell’ inconscio collettivo di una comunità onnipresente nelle inquadrature,sullo stampo di un luogo di cui ci sono noti i moralismi , ma che questa volta né stelle né striscie potranno salvarlo da una forzata redenzione.

7 come 7 son le statuine di porcellana nella vetrina della drogheria, come 7 i bambini dai nomi epici figli di Chuck ,incapace di amare la moglie e forse nient’altro a parte le mele, 7 come i peccati capitali e settimo è il capitolo compreso nei 40 minuti tagliati dalla censura.

Se la sposa di Tarantino è la Vendetta, la piratessa di Olmi il Perdono, la fuggitiva di Von Trier è sicuramente la Misericordia.
Il caro e indomato Lars Von Trier cala la sua mano con luce fredda e spietata , come già aveva fatto, ma mai con tanta decisione nell’occupare il posto di Dio.
Lo seguiamo ammaliati e sgomenti nei suoi movimenti di camera, sempre più spesso dall’alto , come il creatore di un vendicativo Thruman Show, sopra ad un set che si prepara ad un minimale gioco di ruoli con cui allestire la tragedia.
Dog-ma-ville
-Mai sentito un nome più stupido!- disse il gangster con una certa indignazione..

Oscena la reazione del pubblico in sala, che sghignazza , che si annoia e trova lenta la pellicola.
Una signora dietro di me si batte due dita su una vena come segno di sfinimento (nonostante Matrix Revolution sia in un’altra sala), qualcun altro inizia a smadonnare ad alta voce, come a chiedere al proiezionista d’interrompere…
…il freddo si insinua anche in sala.

Tom rimane fermo nel bel mezzo di Elm Street, aspettando Godot, mentre tutto si consuma.
Lo sguardo cade su Nichole Kidman, la cui candida immolazione recitativa ci sconvolge al di là di ogni violenza inflittaci dal Cinema di culto.
SUBLIME

Malco_x

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