Mystic River
Regia: Clint Eastwood
Attori: Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon, Laurence Fishburne, Marcia Gay Harden, Laura Linney.
Soggetto: Dennis Lehane
Sceneggiatura: Brian Helgeland
Fotografia: Tom Stern
Musiche: Clint Eastwood
Produzione: Malpaso Productions, Village Roadshow Prod., Warner Bros.
Sean, Jimmy e Dave stanno incidendo i loro nomi sul cemento fresco quando vengono interrotti da 2 finti poliziotti che finisco per portare via Dave (anzi Da sul cemento) e rapirlo e seviziarlo per 4 giorni. Così comincia il film che si sposta poi in avanti di 25 anni.
Eastwood si mostra capace e con uno stile impeccabile realizza quello che sicuramente è uno dei suoi film miglior. Tutto questo grazie ad un cast capace di calarsi nella sceneggiatura come se fosse realtà. Avevo già letto della prova straordinaria di Sean Penn, ma Tim Robbins, con il suo sguardo sperduto, di colui che si è perso 25 anni prima, è grandioso, ed ottima anche la prova di Kevin Bacon. Da notare e non scordare le donne/mogli dei protagonisti, infatti su di loro si gioca buona parte della trama (non in minuti), con i volti anch’essi sperduti di Marcia Gay Harden (moglie di Dave), il viso determinato e spietato di Laura Linney (moglie di Jimmy), verso la fine del film, ed i silenzi ricevuti al telefono da Sean.
Eastwood si prende tutto il tempo necessario per arrivare alla conclusione del film e fa bene perché è necessario creare l’ambiente giusto dove svolgere il “Dramma” (una sorta di paesino, cioè il quartiere). Quindi ci presenta parte della vita dei tre protagonisti, ed è qui che sono importanti le moglie, e i legami oramai lontani e nascosti che li lega ancora uno all’altro “Dave? L’ultima volta l’ho visto allontanarsi su un’auto venticinque anni fa”: chiunque di loro poteva finire su quell’auto.
Così il dramma si consuma. Dopo essere scomparsa l’innocenza dei tre ragazzini dell’inizio, cominciano i debiti “di vita” e “per la vita”, in tipico stile dell’Eastwood che guarda la società. Vite perse e vite distrutte che si confrontano e paiono quasi “mai vissute” e spariscono come palle da gioco nei tombini.
Nello svolgimento del film mi sono chiesto se le immagini troppo buie in esterni in pieno giorno (guardate la scena sul ponte in cui contattano Sean (K. Bacon) via radio) fossero una scelta fotografica (spero non un errore della sala di proiezione), come la troppa luce che entra dalle finestre di notte nelle case che lascia lo stesso la scena buia (guardate il dialogo tra Dave e sua moglie rientrando in casa di sera). Forse una scelta per dare un senso più noir alla storia.
Eastwood (forse memore di grandi film come “Out Of Past” di Jacques Tourner) ricorda ai tre protagonisti che il passato è sempre lì e può ritornare in diversi modi a fare i conti: con desiderio di vendetta, creandoci smorfie da rimorso come Jimmy o sorrisi più rilassati come Sean dopo lunghi silenzi.
Gregorio Caporale