MILLENNIUM MAMBO

Anno: 2001
Nazione: Taiwan
Durata: 115′
Regia: Hsiao-Hsien Hou
Sceneggiatura: Tien-Wen Chu
Fotografia: Ping-Bing Lee
Musiche: Yoshihiro Hanno Lim Giong
Montaggio: Ching-Sung Liao
CAST
Doze Chen-Er Niu
Vicky Qi Shu
Jack Jack Kao
Hao-Hao Chun-Hao Tuan

Nel 2011 Vicky, una ragazza che vive a Taiwan, percorre un tunnel illuminato da fredde luci al neon. Una voce fuori campo comincia a raccontare la sua vita in flashback, partendo dal primo di gennaio del 2001: la sua relazione con il soffocante Hao-Hao, geloso e violento, il suo lavoro da ballerina in un infimo night, l’amore per Jack, un uomo dagli affari poco chiari che un giorno sparisce improvvisamente, l’amicizia che si instaura con due fratelli giapponesi che la ospitano nel loro paese durante lo svolgimento di un festival cinematografico. Su tutto domina l’algido colore azzurrino dei neon delle discoteche, e l’intrinseca solitudine che permea esistenze prive di baricentro.

L’opera di Hou Hsiao Hsien, grande maestro del cinema taiwanese, in Italia è praticamente ignorata: hanno avuto regolare distribuzione soltanto due pellicole della sua trilogia sulla storia di Taiwan, “Città dolente” (1989, Leone d’oro a Venezia) e “Il Maestro burattinaio” (1993, Gran premio della giuria a Cannes), mentre il capitolo conclusivo, “Good Men, Good Women”, non si è mai visto.

Fortunatamente su RaiSat è stato possibile vedere anche “Dust in the Wind” (1986), “Daughter of the Nile (1987) e il capolavoro autobiografico “A Time to Live, a Time to Die” (1985). La forza di Hou risiede principalmente nel suo inconfondibile stile, sia narrativo che visivo.

Commovente è la sua capacità di affrontare temi personali o universali con cristallino pudore, affidandosi ad inaspettate ellissi che a volte rischiano di tramortire lo spettatore meno preparato, mentre lunghissimi piani sequenza avvolgono i suoi personaggi, spesso smarriti nell’inquadratura, o messi fuori fuoco.

Anche “Millennium Mambo”, primo film di una annunciata trilogia sulla gioventù e sui suoi drammi universali, non rinuncia agli elementi della sua poetica e così, tra personaggi che si scambiano pochissime parole perché non riescono a trovare il modo per comunicare, inquadrature fuori fuoco che inventano cromatismi emozionanti, luci metalliche di aride discoteche capaci di assumere una bellezza struggente, una voce off che rende gli avvenimenti quasi ovattati avvolgendoli in una dimensione ai confini con l’onirico, gli aspetti diegetici ed extradiegetici si fondono in maniera inestricabile, dando vita ad una feconda forma cinematografica in grado di produrre grandissimo cinema.

Più distante e meno partecipe di altri film del regista, “Millennium Mambo” è in tutti i casi un’esperienza visiva inconsueta, purtroppo relegata al ruolo di “saldo di stagione” come accade quasi sempre nei casi di cinematografie ritenute poco commerciali e come è accaduto l’anno scorso a delle vere chicche come “Yi Yi” e “La Cienaga”.

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