Elephant
Regia: Gus Van Sant
Attori: John Robinson, Elias McConnell, Eric Deulen, Alex Frost, Jordan Taylor
Sceneggiatura e montaggio: Gus Van Sant
Fotografia: Harris Savides
Produzione Hbo fims, Meno Film Co, Blue Relief Inc.
Non posso parlare di questo film senza citare alcune situazione in cui mi sono trovato a guardarlo.
Ma andiamo con ordine.
Gus Van Sant ridiviene indipendente al massimo, lo si capisce dalla prima inquadratura sul cielo. Viene prodotto dalla Hbo (tv via cavo dai contenuti forti). In stile neorealista prende dei ragazzi e lì fa recitare all’interno di una scuola per quello che sono loro: studenti.
Così John Robinson fa la parte di John, Elias McConnell la parte di Eli e via così.
Van Sant prende la sua camera e segue passo passo una parte di giornata di questi studenti, con le loro quotidianità, che possono sembrare banali, senza dirgli cosa dire e dirsi. I protagonisti si salutano e fanno due parole… “sei andato al concerto”, “andiamo a fare shopping” e altro.
L’improvvisazione è l’anima di un lavoro così bello e forte.
Con il suo impatto minimale arriva addosso facendoci divorare dalla quotidianità: non sai chi finirà per sparare agl’altri studenti (perché è necessario sapere che è ispirato alla strage di Colombine e ricordare l’ottimo “Bowling for Colombine” di Michael Moore).
Con i lunghi piani sequenza ricostruisce prima secondo il punto di vista di uno e poi di altri il tempo prima della strage, ad esempio: prima segue John che incrocia Eli ed altri e dopo un po’ fa vedere il loro incontro nel corridoio partendo dal capo opposto, cioè da dove arriva Eli (non so perché, ma l’incrocio di questi due studenti mi ha dato la sensazione del centro del film). Ci mostra le stesse situazioni da diversi punti di vista.
Per diversi minuti vengono seguiti gli studenti, praticamente in tempo reale, per quello che sono, e solo dopo la metà del film si comincia ad intuire chi compierà la strage. Forse è questa la sola cosa che vuole direttamente dire Van Sant? Per il resto nulla?
Pure riprese per arrivare all’essenza: far vedere una giornata da studenti interrotta dalla strage. Il “come” è così ingombrante da aver un titolo come questo. Nient’altro. Nient’altro? Ma…convincono meno i pochi accenni alle radici(?) con l’interesse per Hitler, l’omosessualità nascosta, ma sono poca cosa.
Vedendolo ho ricordato anche “Ken Park” di Larry Clark e Ed Lachman.
Alla fine resta solamente la mattanza, studiata nei particolari da due studenti, dopo una partita con videogiochi, per un’azione di guerra nella loro scuola, con bombe inesplose e morti.
…ma torniamo alla prima frase che ho scritto…
commento di più spettatori, a fine proiezione: “ma non c’è un soggetto”…
Senza soggetto? Forse il soggetto che volevano era la presenza di una morale, o di una motivazione, o una sceneggiatura più ampia? In maniera da poter andare a casa più tranquilli, sapendo che non è nella quotidianità che si può sviluppare una situazione come questa?
Altre persone, prima della proiezione del film, parlavano di un videogioco, alla fine hanno detto: “che merda, potevamo stare a casa a vedere…”. Io ho pensato: grande Van Sant.
Gregorio Caporale