Levity

di Ed Solomon (Charlie’s Angels – Men in Black)
con Morgan Freeman-Billy Bob Thornton
Kirsten Dunst-Holly Hunter

Una storia di riscatto e ricerca del perdono:una rivelazione per chi ama il genere e quei film in cui le domande non esigono risposta ,ma per tutti quelli che non hanno mai ucciso nessuno può rivelarsi irritante nel crollare amaro verso il già visto.

E’ difficile per chiunque la strada della redenzione e a Manual Jordan (Bob Thornton) sembra l’unica da percorrere dopo che, uscito di prigione, quando ormai credeva fosse l’unica giustizia per lui, si trova in un mondo a cui si sente estraneo.
Un pastore di anime (Freeman) e una ragazza (K.Dunst) , bisognosa di aiuto, gli fanno valutare che forse può ancora vivere guardando oltre la sua colpa.
Maunal ,però, continua a cercare il perdono della sorella di quel ragazzo che, ventitrè anni prima, ha ucciso e che da allora, ogni giorno, lo fissa da una foto appesa alla parete.

La storia nasce da un’ esperienza vera , diretta, che ha coinvolto il regista negli anni del college quando faceva il tutore presso un carcere giovanile, e che si legge tra i frame sotto forma di una fresca attendibilità e forte taglio soggettivo.
La musica, uno scorrere di piano, traccia una dimensione minimale ,lenta, rendendo pacati i suoni e il registro sussurrato, come la voce di Manual .

Peccato che proprio nello sviluppo la storia perda di consistenza, sfumando poco alla volta nel genere, perdendo quell’integrità di cui sembrava capace, come ci aveva fatto credere nella prima parte, in un misurato gioco di elementi senza mai mancare di profondità.

Peccato che il personaggio del pastore Miles , un magnifico Freeman, debba scomparire portandosi nella borsa tutta la credibilità che la storia si è guadagnata e innestando un processo di appiattimento non solo agli altri personaggi ma anche alla pellicola stessa.

Peccato che la giovane e instabile Sofia maturi così infretta e non pensi nemmeno una volta di fuggire davanti alle responsabilità, come in un primo momento, il personaggio di Kirsten Dunst, che dà un’interpretazione per cui c’è da affezionarsi, ci avrebbe suggerito.

Peccato che col nostro Manual l’empatia vada in diminuzione perchè l’amico Thornton non si decide a far evolvere il personaggio ma lo mantiene sprovveduto , spaurito e mono tono.

Peccato che il climax si consumi così timidamente e che non abbia una sorta di ripercussione reale.

Peccato che quegli elementi di inaspettato e di ironia vengano poi sostituiti dal suono di proiettili,
che un po’ deflagra quell’atmosfera solenne e ovattata di passi nella neve.

Potremmo pensare ai fratelli Coen ,che ,tra neve e omicidi, al momento mi sembrano il miglior modo per redimersi da un film del genere.

Malco_x

Potrebbero interessarti anche...