YOSSI & GAGGER
Di Eytan Fox, con Ohad knoller e Yehuda Levi
L’omosessualità nell’esercito. Un tema tabù poco spesso affrontato dal cinema, anche per la particolare (e obiettiva) difficoltà nel renderlo “naturale“ e non malizioso. Il regista israeliano Eytan Fox, che già in passato aveva avuto a cuore la tematica, decide di affrontare il “mostro“ raccontando l’amore tra l’ufficiale di carriera e comandante di compagnia Yossi (interpretato da Ohad Knoller), e il caporale Gagger (Yehuda Levi, soprannominato il “Tom Cruise d’Israele“ e vero e proprio sex-symbol in patria). Un amore che (ovviamente) deve rimanere segreto: e quindi languidi sguardi, canzoni di Rita (idolo degli omosessuali) ascoltate e cantate al riparo da orecchi indiscreti, e promesse di un futuro insieme difficili da mantenere. Attorno a loro, un gruppo più che eterogeneo di compagni: dal soldato che si è convertito alle religioni orientali, al cuoco fantasioso, fino al fanatico colonnello con al seguito belle ragazzotte pronte ad allentare la tensione.
Per dare al suo film un tocco (probabilmente) di originalità e di “verità“, Fox decide di optare per una tecnica da macchina a mano e per una fotografia naturalistica: la cinepresa segue i personaggi e si avvicina a loro tentando in tutti i modi di far pensare a un “quasi-documentario“ (il film è tratto da una storia vera). Peccato che in realtà tutto il resto contraddica questo assunto iniziale: taglio dell’inquadratura, scelte di montaggio e utilizzo della musica sono molto più vicini al cinema americano tradizionale di quanto lo stesso regista voglia far credere. E così canzoni ascoltate alla radio diventano la colonna sonora (molto enfatizzata) dei diversi momenti della storia, tra due soldati si può creare un equivoco per un po’ di sabbia in un occhio (Gagger tenta di aiutare la bella Yaeli e Ofir, innamorato di lei, si infuria) e Hani Furstenberg, che interpreta la bella Goldie, somiglia tanto a una Mena Suvari (“American Beauty“) in divisa. E allo stesso modo, il finale un po’ patetico ricorda troppo da vicino “Philadelphia“.
Purtroppo quindi alla fine il film riesce a trasmettere soltanto un forte sapore di “finto“. E anche un tantino superficiale, perché (forse la breve durata, ’65, non ha aiutato in questo senso) nessun grande tema viene davvero approfondito, né quello dell’omosessualità, né tantomeno quello dell’atrocità della guerra.