THE MOTHMAN PROPHECIES
A Point Pleasant, serafica cittadina del West Virginia, cominciano a verificarsi strani avvenimenti: voci misteriose terrorizzano gli abitanti attraverso la cornetta del telefono, ignoti visitatori bussano alla porta in piena notte per poi scomparire nel nulla e, soprattutto, un misterioso uomo falena si palesa ripetutamente per predire catastrofi che puntualmente si verificano in diverse parti del mondo. Un giorno arriva in città John Klein, un giornalista del Washington Post che due anni prima ha perduto la moglie a causa di una rarissima forma di tumore. Klein ricorda che anche sua moglie, in punto di morte, gli aveva confessato di aver avuto la visione di una specie di falena gigante, e allora l’uomo comincia a sospettare di non essere arrivato a Point Pleasant per puro caso…
Nonostante l’assunto possa far pensare ad una strofa di una canzone di Elio (mi ha detto mio “cuggino” che una volta ha visto un uomo falena…), bisogna riconoscere che il film di Pellington riesce con accortezza ad evitare il ridicolo e crea poco a poco un’atmosfera di tensione e di paranoia non banale. Come aveva dimostrato nel precedente “Arlington Road”, il regista è molto abile a partire da una situazione di normalità per poi iniettarvi dentro dosi ben centellinate di dubbio, incertezza e quindi angoscia.
La scelta poi di bucare lo schermo con primissimi piani sui personaggi si rivela sempre funzionale a far crescere l’inquietudine (il primissimo piano, sin dai tempi della Giovanna d’Arco di Dreyer, sgomenta e spiazza leggermente lo spettatore, che perde le coordinate fisiche dell’attore).
Certo il meccanismo di partenza, con il classico giornalista iper razionale costretto a sperimentare sulla propria pelle l’esistenza del paranormale, non è certo nuovo, ma c’è da dire che gli attori (anche Gere) si calano nelle parti con bella convinzione, così da rendere plausibile una storia che, per quanto basata (dicono) su fatti realmente accaduti, avrebbe potuto trasformarsi facilmente in una madornale barzelletta.