LA MEGLIO GIOVENTU’

di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio e Alessio Boni

Questa volta parliamo di una fiction. Sì, di uno di quei film per la televisione di due o più puntate che tanto stanno “andando“ di questi tempi. Ma questa non è una fiction qualunque: il regista è uno dei più bravi e impegnati del nostro cinema, e tra poco questo film per la televisione verrà presentato al Festival del cinema di Cannes, trascendendo quindi la forte differenziazione tra settima arte e piccolo schermo. E non si tratta di una fiction qualunque anche per la straordinaria qualità artistica che la caratterizza: quarant’anni di storia italiana (dal 1966 al 2003) raccontati attraverso gli occhi di una famiglia romana, e soprattutto di due fratelli, Nicola (Luigi Lo Cascio) e Matteo (Alessio Boni). Entrambi idealisti e decisi a cambiare il mondo, ma profondamente diversi: il primo riuscirà a trovare una propria strada diventando psichiatra, il secondo si perderà (letteralmente) nella sua impossibilità di adeguarsi e di convivere con la propria sofferenza, preferendo le regole, dell’esercito prima e della polizia poi, al disordine del mondo. La storia prosegue quindi parallela, e intreccia le vicende personali di questi due personaggi (e di moltissimi altri) con i grandi sconvolgimenti vissuti dall’Italia in questo lungo periodo, dall’alluvione di Firenze del ’66, alla contestazione studentesca, al terrorismo dei ’70 – ’80, fino agli attentati ai giudici siciliani. Per farci capire che, alla fine, nel mondo “tutto è bello“.
Una storia lunghissima, sei ore di girato impossibili da raccontare nella loro completezza, con una serie di personaggi che si incontrano, si lasciano, si riabbracciano. Ed è proprio questa una delle forze della pellicola: personaggi costruiti con grande attenzione alle diverse psicologie, ognuno con le proprie debolezze e i propri fantasmi, e Giordana (grazie anche, e soprattutto, alla splendida sceneggiatura di Sandro Petraglia e Stefano Rulli) li analizza alternando distacco e partecipazione, senza mai scadere nel patetico o nel banale. E questi eroi del quotidiano “incontrano“ la Storia, quella con la “S“ maiuscola, attraversandola e vivendola da spettatori o da protagonisti (vedi il sofferto personaggio di Giulia), perché al centro ci sono soltanto loro, e la politica (tema molto caro al regista) diventa solo un punto di confronto e di contatto delle diverse vicende. Gli attori sono tutti eccellenti: se Lo Cascio è ormai una garanzia, Boni riesce a dare al suo Matteo dolore e inquietudine, trasmettendo a ogni sua apparizione un profondo senso di angoscia. Senza tralasciare Adriana Asti (la madre), Sonia Bergamasco (Giulia, la compagna di Nicola) e Jasmine Trinca (Giorgia, disturbata mentale che tanta importanza avrà nella vita dei due fratelli).
Emozionante, intelligente, bellissimo. Un “romanzo storico“ da vedere e da aspettare (chissà quando la Rai ci accontenterà, era previsto già da molto tempo). Per riflettere, e, per molti, ricordare, in un momento in cui la televisione ci offre carabinieri/e, medici, preti e poliziotti, ce lo meritiamo proprio.

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