Chaos
di Coline Serreau
Una ragazza magrabina, Malika,stretta tra l’arretratezza della cultura maschilista islamica e l’indifferenza caotica dell’occidente, viene obbligata nel giro della prostituzione da un’organizzazione malavitosa francese. Il suo ennesimo e più rischioso tentativo di fuga per la salvezza finisce in un vicolo periferico di Parigi dove viene mal menata al cospetto di una coppia di parigini molto borghesi che anziché soccorrerla si barricano nella loro macchina. Ma colta dal rimorso, Helene, la donna che chiusa nell’automobile aveva assistito al pestaggio, si mette sulle tracce della ragazza e decide di occuparsi di lei anche se questo vuole dire abbandonare il marito ed il figlio.
Il film corre rapido attraverso moltissimi temi, forse troppi tant’è che a tratti, benché la pellicola duri circa due ore, pare di assistere al rapido riassunto di una storia, quasi fosse il trailer di un lavoro molto più complesso da svilipparsi forse a puntate per la televisione. Molto netti tutti I toni del racconto: attraverso la “resurezione” di Malika, Coline Serreau ci parla del destino seganto delle giovani Magrebine, della tragica iniziazione alla strada delle ragazze emigrate, dell’indifferenza o addirittura accondiscendenza del mondo laico borghese, ma anche, spostando l’occhio sull’occidente, della marginalità del sentire umano, che caratterizza il rapporto madre figlio, moglie marito, ragazza e ragazzo. Ogni scena, ogni attimo del film è permeato dalla distanza che passa, a detta del regista, tra la sensibilità femminile e la pragmaticità maschile.
Nelle sale dal 21 Marzo