Intacto

Che cosa decide quando è il momento di morire? Che cosa permette una miracolosa salvezza? Il caso? Dio? Il giovane regista Juan Carlos Fresnadillo, al suo primo lungometraggio, non ha dubbi. A dominare la vita di ognuno è un “dono“, un’essenza che passa da una persona all’altra determinandone le vicende: la fortuna. È questa l’idea di base di un interessante thriller d’atmosfera, che mescola giallo puro a tocchi di misteriosa analisi delle torture umane.
Nello specifico, la storia è quella di Tomas (Leonardo Sbaraglia, premiato con il Goya come Migliore Attore Emergente), unico sopravvissuto a un incidente aereo che ha provocato la morte di 237 persone. Una su 237 milioni erano perciò le sue possibilità di salvarsi. Un vero “fortunello“. Il giovanotto, che tra l’altro è anche un rapinatore di banche, viene contattato da Federico, “portatore sano“ di jella, che vuole riscattare sé stesso battendo il suo padre-nemico, l’Ebreo, super-fortunato salvatosi a sua volta da un campo di concentramento (Max von Sydow, elegante e superiore). Federico vuole fare di Tomas il suo protetto, e portarlo in un gioco di scommesse clandestine basate, appunto, sulla fortuna.
Il concetto viene qui portato alle estreme conseguenze: la fortuna non è solo un principio impalpabile di cui ognuno di noi è, più o meno, dotato, ma un’essenza quantificabile che può essere venduta e scambiata. Portatrici del dono sono le foto della gente: Polaroid che diventano vere e proprie fishes con cui puntare nei diversi, e fantasiosi, giochi tra fortunati.
Un’idea originale e un meccanismo interessante, per un thriller che si avvicina più a Lynch che al giallo classico: basta vedere i colori e le atmosfere con cui il regista costruisce le scene nell’antro sotterraneo del “Dio della Buona Sorte“ (tra l’altro, il segnale che permette l’ingresso nella stanza segreta di von Sydow è un’intermittenza della luce). Certo, Fresnadillo (anche sceneggiatore) chiede allo spettatore una totale “sospensione dell’incredulità“ per riuscire a seguire l’assurdità di molti assunti, e di sicuro alcune incongruenze non aiutano. Ma la regia è avvolgente e magnetica, con lenti movimenti di macchina che sembrano voler trasmettere la stessa inquietudine dei personaggi, e l’impressione che Fresnadillo abbia molte cose da dire lascia il segno.

Nelle sale dal 21 marzo

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