Eccomi qua

di Giacomo Ciarrapico

Matteo, 30 anni e poca voglia di crescere. Eterno fuori corso all’Università, eterno disoccupato alla ricerca di un impiego e, come se non bastasse, anche padre di un figlio non voluto. Il protagonista della seconda regia di Giacomo Ciarrapico (dopo “Piccole anime“ e il corto “Dentro e fuori“ premiato con il Sacher d’oro) sembrerebbe apparentemente un personaggio come se ne vedono tanti nell’ultimo cinema italiano. Da principio, infatti, si respira un’aria di già visto e già sentito: la vita del giovane interpretato da Andrea Sartoretti scorre tra “visitine“ alle corse dei cavalli, incontri con un padre e una madre separati ma che vogliono tornare insieme, e, soprattutto, serate con gli amici. Un allegro gruppo di perdenti, anche se in modi diversi, con cui dire e fare le stesse cose per anni.
Presto però si comprende che l’intento del giovane regista era un altro, più profondo e serio (anche se mascherato da commedia): raccontare la famiglia e la sua scomparsa, l’impossibilità di mantenere un legame di sangue non voluto, non cercato. E così, quando Matteo scopre di avere un figlio di tre anni con la sua ex fidanzata, che glielo ha tenuto nascosto dopo aver compreso la fine del loro amore, arriva il momento di rapportarsi con questo esserino, tentando un difficile approccio come padre, fino all’insolito finale, che dà senso a tutto il film. Una pellicola di buone intenzioni, che vorrebbe essere un’acuta indagine non tanto dell’inquietudine esistenziale di una generazione in crisi (troppi sono i film che affrontano il tema), ma della volontà (o meno) di affrontare il proprio ruolo nella società.
Peccato che questi intenti abbiano trovato sullo schermo una rappresentazione non adeguata: Ciarrapico racconta la storia con il cuore (e si vede), ma mette troppa carne al fuoco, inserendo anche qualche intermezzo un po’ fastidioso, o comunque superficiale, non approfondito. Alcuni personaggi risultano inutili, messi lì così, solo per far proseguire la storia o creare colpi di scena. Peccato davvero, perché le scelte di regia interessanti ci sono, come il piano sequenza iniziale al bar con il “conteggio“ delle bugie degli avventori, gli attori (Sartoretti è un volto interessante e molto espressivo) sono (quasi) tutti simpatici e la risata, quasi sempre, ci scappa.

Nelle sale dal 14 marzo
(nella foto Maddalena Moggi, recita nel ruolo di Stefania)

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