Grease
…, o il fascino della brillantina
Ok, lo ammetto: Grease (1978) è stato uno dei capisaldi della mia infanzia.
Da bambina, quando lo davano in tv, era una tappa irrinunciabile, uno dei pochi film che mettesse tutti d’accordo senza lotte intestine. O almeno, tutta l’ala femminile della famiglia. John Travolta era fantastico, a detta di tutte.
Trasposizione cinematografica del musical di successo di Jim Jacobs e Warren Casey ambientato in una high-school degli anni Cinquanta, la Rydell, le avventure dei T-Birds e delle Pink Ladies hanno fatto sognare intere generazioni. In occasione della riedizione del film in DVD ad opera della Paramount, il Museo del Cinema di Torino ha ri-proiettato la pellicola al Cinema Massimo Tre, la vigilia di Natale alle 21. La sala non era gremita, ma il pubblico presente era caldo e affezionato, fra cui la sottoscritta. Conosco il film praticamente a memoria, conscia che non si tratti certo di un dato di cui vantarsi… eppure nemmeno me ne vergogno. Il film è datato, eppure mantiene intatto il proprio fascino ancora oggi, almeno per quanti lo hanno amato anni or sono e hanno consumato la colonna sonora a furia di ascoltarla. Forse, per uno spettatore che lo veda oggi per la prima volta, la reazione potrebbe essere di delusione: Beh, tutto qui?
Per tutti gli altri, restano canzoni piacevoli, coreografie e costumi che personalmente trovo ancora splendidi e due interpreti all’apice della bellezza e del successo: la star australiana in trasferta Olivia Newton-John nella parte della zuccherosa Sandy Olsson e un John Travolta giovane, slanciato, ballerino irresistibile e con la faccia da schiaffi, reduce dal trionfo de La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever, 1977), che interpreta il bulletto Danny Zuko.
La trama è arcinota: le schermaglie amorose fra Danny e Sandy sono il pretesto per gag indovinate e numeri musicali, supportati da un cast di tutto rispetto, in prevalenza proveniente dal teatro o dalla televisione. In ruoli cameo, attori e idoli veri degli anni Cinquanta, fra cui Frankie Avalon, Joan Blondell e Eve Arden. In una scena appare anche la madre di John, Ellen Travolta. Credo che in questi anni sul film tutto sia già stato detto: resta un mix ben dosato di ingredienti sperimentati, in grado di fare presa sullo spettatore, ma non replicabile all’infinito; il sequel del film, interpretato nel 1982 da una Michelle Pfeiffer alle prime armi, fu un meritato flop. Resta il fascino per un’innocenza e un candore forse mai esistiti davvero eppure facilmente evocabili alla mente anche da chi negli anni Cinquanta non era ancora nato, come me: le automobili di colori improbabili, le paperine, i vestiti con le gonne a palloncino e le pettinature cotonate, il drive-in, i film con Doris Day e Sandra Dee (magistralmente evocati da uno dei numeri musicali), i balli della scuola e quel giubbotto di pelle nera portato con spavalderia come un marchio di fabbrica… Resta una visione della giovinezza volutamente all’insegna del disimpegno e del divertimento, con la morale del film riassunta da una battuta di Rizzo (la grande Stockard Channing), che suona più o meno così: “Gli sfizi me li voglio togliere finché sono giovane e me li posso godere”. Del resto il suo personaggio è sempre stato il mio preferito.
Azzurra Camoglio
In calce, un solo appunto: la versione proiettata al Cinema Massimo Tre presenta la colonna audio completamente ri-doppiata, e le voci e lo stile recitativo dei doppiatori sono meno “efficaci” di quelli conosciuti da chiunque abbia visto il film nei numerosi passaggi televisivi di questi anni.