La leggenda di Al John e Jack
di Flavia Gotta
Venerdi 13 dicembre, una data che rappresenta un evento per quella parte di pubblico che aspetta il periodo natalizio per concedersi l’annuale uscita al cinema. E quale migliore occasione dell’arrivo dell’ultimo film di Aldo Giovanni e Giacomo, il trio comico più amato d’Italia che ogni anno arriva più puntuale di Babbo Natale sugli schermi di tutta la penisola.
Nelle vesti di un gruppo di gangsters, Al John e Jack (questi i loro nomi americani) ci propongono una commedia degli equivoci girata tra i quartieri controllati dalla mafia di New York alla fine degli anni ’50. Una gangster-story in piena regola ripensata in chiave comica con una sceneggiatura che rispetta tutte le regole del genere, salvo poi sovvertirle al momento opportuno per lasciare spazio alle gags, come la comparsa del fratello omosessuale di Al che per un momento mette alla berlina la classica immagine del mafioso virile.
Nonostante non si raggiunga mai un vero esploit di risate, il film mantiene comunque un buon ritmo, laddove alcune carenze di sceneggiatura vengono sapientemente celate da una fotografia che spettacolarizza New York e da una profusione di movimenti di macchina che accompagna per mano i personaggi verso la godibilità di ogni singola scena. Ottima anche la scelta dei brani per la colonna sonora, da Louis Prima a Nat King Cole.
Ma se non è il caso di elogiare il trio per averci proposto la storia più originale della stagione, dobbiamo comunque ringraziarli per non aver ceduto alla tentazione di farcire il film di banali luoghi comuni: niente donne finalmente, nessuna biondina da proteggere, nemmeno l’ombra di Marina Massironi nella parte della femme fatale di turno!
Ma il vero fenomeno non è più il trio, bensì il pubblico dei suoi fedelissimi; varrebbe la pena di voltare una delle poltrone della sala durante la proiezione per godere di uno spettacolo che vale sicuramente il prezzo del biglietto: mai come ai film di Aldo Giovanni e Giacomo la gente partecipa in modo corale, pronosticando il proseguo delle scene e cominciando a ridere prima ancora di capire il senso delle battute; forza dell’espressività dei tre protagonisti o solo bisogno di aderire ad un prodotto che ha come caratteristica principale quella di evitare posizioni ideologiche?