THE BANK

Un giovane esperto di matematica, studioso della geometria dei frattali e della teoria del caos, viene assunto da una delle più importanti banche australiane per prevedere l’andamento delle borse e trarne così il maggior profitto possibile. Intanto una famiglia viene mandata in rovina proprio dalla banca in questione e il capofamiglia pensa di risolvere la questione a modo suo. Si scoprirà anche che il genio matematico non è esattamente innocuo e ingenuo come era parso e che i suoi comportamenti sono mossi da motivazioni oscure e misteriose.

“The Bank” è un film che ha una peculiarità poco invidiabile: quella di non presentare alcun pregio. Il regista e sceneggiatore Robert Connolly dimostra scarso talento in entrambe le vesti (l’idea di base, oltretutto, è copiata in maniera clamorosa da quella di un piccolo film di culto distribuito malissimo in Italia, “Pi Greco- Il teorema del delirio” di Darren Aronofsky): come regista assembla immagini anonime degne di un tv movie del primo pomeriggio, come sceneggiatore sceglie sempre le soluzioni più banali e scontate (perché Tizio ha giurato vendetta alle banche? Forse perché queste hanno determinato il suicidio del padre caduto in disgrazia? Risposta esatta!).

Tra sorprese telefonate e inverosimiglianze risibili, il filmetto si trascina con ritmo blando e discontinuo fino ad arrivare ad un finale che si vorrebbe a sorpresa, ma che non sgomenterebbe nemmeno un bambino. Si aggiunga a ciò un cast (che per avvenenza dei suoi componenti parrebbe scelto da Ciprì e Maresco) in cui, a parte il serafico e gustoso vilain di La Paglia, tutti gli attori recitano pedissequamente e avrete il quadro di un film che, se si guardasse in cassetta, potrebbe risultare anche meno indigesto di quello che è in realtà, ma che se si sceglie come film da guardare al cinema il sabato sera e ci si imposta sopra tutta la serata, potrebbe anche procurarvi un fastidio intollerabile.

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