MULHOLLAND DRIVE

Regia: David Lynch
Cast: Justin Theroux – Naomi Watts – Laura Herring – Ann Miller – Robert Forster

David Lynch torna sul grande schermo, dopo la parentesi del commovente UNA STORIA VERA (1999), con una nuova visione allucinogena di Hollywood, MULHOLLAND DRIVE: Premio per la migliore regia al Festival di Cannes dello scorso anno.
La trama è come sempre contorta, l’intreccio di più storie, che si uniscono alla fine senza alcun senso logico: attrici, registi, produttori e mafiosi, un killer imbranato ed un misterioso cow-boy, uno psichiatra ed il suo paziente, si muovono sullo sfondo della Hollywood del terzo millennio.

Una donna sta per essere uccisa. Ha salva la vita grazie ad un fortuito incidente d’auto, che coinvolge i suoi assassini, ma che le provoca una fortissima amnesia. Trovato rifugio nell’appartamento di Betty, una giovane attrice appena sbarcata ad Hollywood, assume il nome di Rita e decide di scoprire chi è e che cosa c’è nel suo passato (oltre alla borsa piena di soldi e ad una chiave blu che aveva con se durante l’incidente). Ma le due donne scopriranno soltanto un’attrazione omosessuale l’una per l’altra, mentre le ricerche le porteranno solo al cadavere di una tale Diane Selwyn, che giace ammuffito sul suo letto.
In parallelo Lynch racconta la storia di Adam, un regista squattrinato, cacciato dalla moglie ed alle prese con il casting per un suo film, per il quale i due fratelli Castiglione (il gioco di parole non è un caso), boss della malavita locale, “propongono” una starlet: Camilla Rhodes.
La storia ad un certo punto si spezza: in uno squallido teatrino, Rita trova la scatola che si apre con la chiave in suo possesso. Ma dopo averla aperta, improvvisamente Lynch catapulta lo spettatore in un mondo parallelo, dove Betty diventa Diane e Rita diventa Camilla. Si scopre che le due donne hanno avuto una relazione omossessuale ma che ora Camilla sta sposare Adam.

Nel film non troviamo alcuna spiegazione di che relazione ci sia tra le quattro donne (Betty-Diane e Rita-Camilla)… di chi sia l’uomo che manovra da una sedia a rotelle la produzione del film di Adam… di come Rita abbia avuto tutti quei soldi… dell’episodio dello psichiatra… del misterioso uomo che viene infine in possesso della scatola blu, di come questo accada e di quale sia il significato della scatola stessa.
L’unica metafora comprensibile è una possibile critica ad Hollywood, dove nessuno è se stesso, dove la gente assume un ruolo in base all’occasione… ma per il resto il film ha troppe lacune, troppi significati nascosti e difficili da trovare.
E’ un film deludente, che può attrarre solo i più sfegatati fans di Lynch. E’ un film che (come tra altri anche LE BICICLETTE DI PECHINO) fa incetta di premi solo perché è un film complicato, che il pubblico stenterà ad amare. Ma quello che non piace alla gente comune deve per forza piacere ai più esperti (e viceversa)? Nasce spontanea una richiesta: se qualcuno che sta leggendo questo pezzo (chissà se qualche membro della Giuria di Cannes lo farà…) avesse capito che senso ha questa pellicola, me la potrebbe spiegare?

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