Radio killer

Anno: 2001 Nazione: Stati Uniti Durata: 96\’ Regia: John Dahl Sceneggiatura: Clay Tarver Jeffrey Abrams Musiche: Marco Beltrami CAST Lewis Thomas Paul Walker Fuller Thomas Steve Zahn Venna Wilcox Leelee Sobieski
Due fratelli, uno scapestrato e pieno di guai con la giustizia, l’altro ingenuo e piuttosto inamidato, durante un viaggio in macchina hanno la pessima idea, usando un baracchino da radioamatori, di organizzare uno scherzo ad un camionista particolarmente suscettibile, e così, imitando la voce di una donna sopraffatta da pruriti sessuali, fissano all’ignaro e credulone conducente un falso appuntamento in un motel. I due sciagurati ben presto si renderanno conto di essersi messi a giocare con la persona sbagliata, vale a dire con uno psicopatico che li perseguiterà, ovviamente, fino alla fine della pellicola. Che i camionisti, al cinema e nell’immaginario collettivo, siano gente particolarmente calda ed emotiva (non solo da un punto di vista sessuale), ce lo ricordano tante pellicole, “Duel” di Spielberg in primis. Buon ultimo arriva questo piccolo film senza pretese di John Dahl, regista che da anni si barcamena tra diversi generi (il thriller erotico ne “L’Ultima Seduzione”, quello parapsicologico in “Specchio della memoria”, il noir in “Rounders” e in “Red Rock West”) senza peraltro mai eccellere in alcuno. “Radio Killer” è un thriller on the road, genere che vanta parecchi precedenti illustri (ne cito soltanto uno, bellissimo, perché nessuno lo ricorda mai: “Cohen & Tate” di Eric Red, con uno strepitoso Roy Scheider), e può risultare accettabile soltanto come antidoto al caldo furibondo che ammorba le nostre città in questi giorni, sempre ammesso che il cinema sia dotato di un buon impianto di aria condizionata. Gli ingredienti sono i soliti, abbondano gli stereotipi e il sentore di deja vu, gli attori sono scialbi come da copione (specie il Paul Walker di “Fast and Furious”), ma, considerati i fondi di magazzino che normalmente appestano le sale italiane a partire dalla fine di maggio (io ancora devo riprendermi dalla visione de “La casa di Cristina”), tutto sommato con questo “Joy Ride” (è il titolo originale) si può anche essere indulgenti.

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