Monos como Backy
Joaquin Jorda parla di
Monos como Backy
di Joaquin Jorda-Nuria Villazan, Spagna, 1999
Volevo trattare il tema del doppio e del concetto di normalità.
Avevo una zia che voleva andare in convento, ma il marito glielo vietò e perciò lei diventò schizofrenica.
Quando avevo 6 anni lei mi spogliò e mi cosparse di immagini di Gesù. Da allora dice che parla con me in preghiera perché mi crede morto.
Ho avuto una specie di infarto cerebrale, così per girare il film mi sono fatto aiutare da Nuria Villazan.
In Portogallo non hanno mai realizzato un film su Egas Moniz, così provai a farmi produrre da loro. Appena letto lo script rifiutarono.
E’ una figura controversa perché inventò l’angiografia, tecnica grazie alla quale ancora oggi si analizzano le funzionalità del cervello, inoltre affascinato dagli esperimenti di un americano che aveva ridotto alla tranquillità una scimmia violenta (Backy appunto) agendo sulla parte frontale del cranio, sviluppò la lobotomia.
Premio Nobel, in Portogallo sembra se ne vergognino.
Ho girato senza una sceneggiature rigida, in sole tre settimane, dando una struttura narrativa col montaggio.
Ho lavorato con un gruppo di malati mentali che dovevano preparare una recita, ricostruendo gli ultimi istanti della vita di Moniz ucciso da un suo stesso paziente.
Oltre ogni mia aspettativa, quello che doveva essere solo un pretesto per far emergere loro stessi è diventato realtà e alla fine abbiamo veramente girato la scena.
L’unico vero attore del film Joao Maria Pinto ha subito una lobotomia.
L’esperienza delle riprese ha cambiato la loro vita: una donna ha ripreso fiducia in se stessa, un un ragazzo invece è deluso perché vuole andare a Hollywood a girare un “vero film”.
Durante le riprese c’era una gioia permanente, si sentivano capaci di fare qualsiasi cosa.
Il cinema spagnolo è in gran parte finanziato dallo stato, è quasi “nazionalizzato”; questo può creare dei problemi.
Dopo la mia malattia non riesco più a leggere, ma ho guadagnato in intuizione, in altre cose.