BENZINA
In concorso all’ultimo Torino Film Festival (dove, parenti e amici della regista a parte, è stato oggetto dei giusti ululati di disapprovazione del pubblico), “Benzina” racconta della storia d’amore fra due ragazze che gestiscono una stazione di servizio, Stella ed Eleonora. La placida quotidianità delle due protagoniste viene spezzata dall’arrivo dell’insopportabile madre di Eleonora, la quale cercherà con la forza di portare via con sé la figlia, suscitando la rabbia di Stella che, involontariamente, ucciderà la donna. Da quel momento comincia per le due sventurate una vera e propria odissea notturna, fra strani preti che si atteggiano da filosofi e balordi in cerca di emozioni forti.
Non solo brutto il lungometraggio di Monica Stambrini (tratto da un romanzo di Elena Stancanelli), ma talmente orrendo da dare l’impressione di volere inventare, riuscendoci, nuove categorie della desolazione: un tentativo fuori tempo massimo di cavalcare l’onda del pulp (ma Tarantino è un grande regista e un ottimo sceneggiatore), popolato da personaggi odiosi, recitato da attori mediocri e messo in scena in maniera pietosa. I modelli sono chiari: “Bound”, “Thelma e Louise” e, per la scena finale dell’esplosione (realizzata con imbarazzante pressappochismo), addirittura “Zabriskie Point”.
Due domande: perché nei film le donne omosessuali devono essere sempre presentate come delle persone disturbate e pericolose (“Butterfly Kiss”), e perché i film italiani in concorso quest’anno al Festival di Torino sono talmente squallidi da farci vergognare?