INCANTESIMO NAPOLETANO
Da dove iniziare a raccontarvi di questa splendida messa in scena? Dalla storia narrata e ambientata a Napoli in un epoca pretecnologica? Dal messaggio trasmesso che mediato dall’ironia arriva allo spettatore senza mai appesantire la trama? Dai mille particoloari della sceneggiatura curati in modo maniacale ed eccellente? O dalle diverse contaminazioni tra cinema, teatro e realta’ che accompagneranno il lancio del film?
“Attenzion populazione! E’ uscito ‘nu grande filmone, cu’ Gianni Ferrari e Marina Confalone” …un rullo di tamburi, ed il capo pazzeriello continua il proclama di cui finiranno di raccontarvi i napoletani ai quali in questi giorni potra’ capitare di imbattersi nei pazzarielli, bizzarri personaggi che un tempo erano usi annunciare nelle strade di napoli l’apertura di una nuova cantina o un nuovo ristorante e che per l’occasione sono stati invece riesumati per annunciare l’uscita del film “Incantesimo napoletano”. Un film che e’ anche un omonimo nuovo dolce: un baba’ a forma di panettone,farcito di canditi.
Ma torniamo al film. I canditi nel baba’ sono come Assunta nella famiglia Aiello. Assunta e’ una bambina che non parla napoletano, bensi milanese; che alla pastiera preferisce il panettone. Il problema e’ che Assunta non e’ nata a Milano, ma a Napoli; e non in una qualunque famiglia napoletana, ma niente di meno che nella famiglia Aiello, di radicale, irriducibile e plurigenerazionale orgoglio partenopeo. Questa e’ “l’idea fulminante” attorno alla quale i due sceneggiatori e registi Paolo Genovese e Luca Maniero hanno sviluppato la loro opera prima. Le situazioni che nascono sono esilaranti e i luoghi comuni dissacrati con sarcasmo innumerevoli: a partire dall’intimo sogno dell’innocente bambina di aprire da grande una fabbrichetta, per arrivare all’assurdo di un padre che preferirebbe far credere nell’afasia della figlia piuttosto che far saper della sua cadenza lombarda.
Il messaggio trasmesso dalla visione del dramma del padre e’ forte, e chissa che accompagnato dal sapore di un babba’ coi canditi non arrivi anche alle orecchie di chi fa del campanilismo un ostacolo al superamento delle diversita.