TIGERLAND

Nel 1971 un gruppo di ragazzi americani intraprende un corso di addestramento di otto settimane che dovrebbe prepararli a combattere in Vietnam. La tappa intermedia prevede un soggiorno in un campo chiamato Tigerland, in Louisiana, in cui è stato ricreato un vero e proprio Vietnam in miniatura, con tanto di paludi e finti villaggi, ad uso e consumo delle povere reclute in partenza per una delle guerre più assurde e impopolari che si siano mai combattute. Tra i soldati spicca la personalità forte dell’idealista Roland Bozz (Colin Farrell), specializzato nel far riformare i suoi commilitoni più deboli e sfortunati e, di conseguenza, nel fare incazzare i suoi superiori. Alla fine, del suo gruppo di amici, sarà praticamente l’unico a partire per il fronte nemico.

Quando il cinema regala delle belle sorprese: chi avrebbe mai immaginato che un regista di acclarata mediocrità come Joel Schumacher (nel suo carnet ci sono i Batman più brutti e tonitruanti, e due film di stampo fascistoide come Il momento di uccidere e 8mm) sarebbe stato in grado di dirigere un bel film come Tigerland? Rinunciando ai budget faraonici, agli attori di grido, alla forma leccata in favore di un’estetica da documentario (bellissima la fotografia in 16 mm di Matthew Libatique) più che da Dogma, il regista spiazza tutti per la radicalità anche visiva con cui affronta i temi triti e ritriti della sporca guerra. Chi ha avuto la fortuna di vivere la stagione del cinema USA anni ’70 (io la sto scoprendo grazie alle pay tv), ritroverà lo stesso spirito, estremo e disincantato ad un tempo, che si respirava in pellicole mitiche come Panico a Needle Park o Lo spaventapasseri, film popolati da antieroi autodistruttivi, soffocati da un disagio inesprimibile e misterioso, profeti dell’atto gratuito, proprio come il Roland Bozz dell’opera di Schumacher.

Nessuna tirata moralistica, nessuna presa di posizione, tanto vero cinema ad alto tasso emozionale e con un cast prefetto (l’inedito protagonista, Colin Farrell ha l’energia ancora non inflazionata di un Russell Crowe prima maniera).

Potrebbero interessarti anche...