LA PROMESSA
Il detective Jerry Black (Jack Nicholson) sta festeggiando il suo ultimo giorno di lavoro prima della pensione quando lo avvisano che è stato ritrovato il cadavere straziato di una bambina di circa dieci anni. Black, avvilito, va dai genitori della piccola per comunicare loro la notizia e, messo con le spalle al muro dalla madre, le giura che troverà il colpevole dello scempio. Pochi giorni dopo viene arrestato un indiano mezzo minorato di mente (Benicio Del Toro) a cui il poliziotto Stan Krolak (Aaron Eckhart) estorce subdolamente una confessione che spingerà l’indiano al suicidio. Il caso sembra chiuso per tutti, tranne per il detective Black che, per mantenere la sua promessa e per salvarsi l’anima, continuerà, ostinatamente solo, a cercare quello che per lui è il vero assassino.
Tratto da un bellissimo romanzo di Friedrich Dürrenmatt, il terzo film da regista di Sean Penn è anche il suo capolavoro. Intensa e vagamente disperata come lo erano già Lupo Solitario e Tre giorni per la verità, l’opera pare più compatta delle precedenti, meno dispersiva e compiaciuta (forse si è rivelata saggia la scelta di affidare ad altri la stesura della sceneggiatura). Penn racconta con grande partecipazione, cerca sprazzi sinceri di poesia e di bellezza nel marciume che circonda il mondo da lui descritto, si prende tutto il tempo di cui ha bisogno per sondare l’anima nera dei suoi poveri personaggi, conferma la sua predilizione per un pacato respiro narrativo che negli ultimi tempi pareva ormai bandito dai film statunitensi (sembra che sia riuscito a far distribuire la pellicola dalla Warner presentandola come un thriller ad alta tensione), e crea una tensione morale fortissima che esplode nel finale più terrificante e beffardo che si ricordi almeno dai tempi di Seven. Ottimi attori (Nicholson con Penn evita gli istrionismi) e splendida fotografia di Chris Menges che esalta i paesaggi del Nevada.