GOCCE D’ACQUA SU PIETRE ROVENTI

Germania, anni ’70. Il maturo uomo d’affari Leopold invita a casa sua il diciannovenne Franz e lo seduce. I due iniziano a convivere riproducendo i meccanismi classici della coppia borghese: Leopold sta via una settimana per lavoro, Franz si occupa di tenere pulita la casa, Leopold rientra stanco dal lavoro e Franz si preoccupa di svestirlo e di fargli trovare pronta la cena. La situazione si complica quando entrano nel gioco anche le rispettive ex dei due uomini (una delle quali è in realtà un trans che ha cambiato sesso per amore di Leopold). Alla fine, placidamente, ci scapperà il morto, ma nessuno si preoccuperà più di tanto.

Tratto da un’opera scritta a diciannove anni da Fassbinder (Tropfen auf heisse Steine), diviso teatralmente in atti che si chiudono sempre con la stessa situazione (un personaggio che ne porta a letto un altro), il film di Ozon è datato 1999 ed è arrivato in Italia probabilmente sull’onda del successo del suo film successivo, lo splendido Sotto la Sabbia. Fedele allo spirito e allo stile del regista tedesco in un modo che si direbbe filologico, Gocce d’acqua è un Kammerspiel aggressivo e disturbante che mostra quanta poca fiducia avesse nel genere umano e specialmente nei rapporti di coppia il grande autore di opere quali Il diritto del più forte e Le Lacrime amare di Petra von Kant. Girato tutto in interni, il film descrive in modo analitico e puntiglioso il complesso gioco di sopraffazione che compie sul più debole colui che ha il coltello dalla parte del manico, cioè la persona che potrebbe tranquillamente continuare a vivere anche senza l’altro.

Momenti stranianti e geniali (come il balletto), picchi di crudeltà mentale quasi insostenibili, metafore un po’ facili (alla fine, con quella finestra che non vuole aprirsi). Su tutto vigila l’occhio impassibile di un autore trentenne che pare sconsolato almeno quanto lo era Fassbinder, e che dimostra un talento non comune nel mettere in scena i sentimenti e nello scuotere lo spettatore. Titanica la prova di Bernard Giraudeau in un personaggio non troppo dissimile da quello che interpretava in Un Affare di Gusto, uno di quegli attori che recitano così bene nel ruolo di personaggi repellenti da farti ingenuamente temere che possano essere così anche nella vita reale.

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