TRAINING DAY
Un giovane poliziotto deve affrontare il suo primo giorno di lavoro nella sezione Narcotici. L’obiettivo che si pone è quello di diventare detective e, per aiutarlo a svezzarsi, gli viene affiancato come istruttore un tipo poco raccomandabile, che sembra avere fin troppa dimestichezza con spacciatori, stupratori e delinquenti vari. Quando il pivellino si troverà a scegliere tra la corruzione (e relativi soldi facili) e l’integrità morale, il suo idealismo lo porterà ad imboccare una strada senza più ritorno.
Dopo due film francamente inguardabili (“Costretti a uccidere” e “Bait – L’Esca”), il regista Antoine Fuqua riscatta in parte il suo oscuro passato con un poliziesco discretamente duro e coraggioso. Se la storia non brilla di certo per originalità, è comunque azzeccata l’idea di racchiudere l’azione in un’unica giornata di lavoro (il “Training Day” del titolo), che vale come una vera e propria discesa negli inferi dell’abiezione metropolitana. Dietro una confezione con troppe bellurie (la fotografia, con i soliti sprechi di virtuosismo da primo della classe, è di Mauro Fiore) e una regia troppo tentata dal videoclip style (e basta con le nuvole velocizzate!), fa capolino un’impressionante descrizione della polizia di Los Angeles, corrotta e al di sopra di ogni legge come neanche nei romanzi di Ellroy e anche il finale, in cui il “cattivo” paga il suo prezzo, non assume un valore catartico né tranquillizzante.
Discreto anche lo scontro recitativo fra i due divi coinvolti: vince Ethan Hawke con la sua interpretazione implosiva, mentre Washington offre una prova eccessivamente survoltata, fin troppo contento, forse, di sporcare finalmente la sua immagine da erede di Sidney Poitier.